Superata la soglia dei 50 anni, la presenza di qualche ruga e la pelle meno tonica di una ventenne può diventare un punto di forza del fascino personale, sconvolgendo gli standard di bellezza.
Questa regola vale soprattutto per le donne famose over 50, in particolare le attrici, che hanno fatto tesoro delle loro esperienze, della loro maturità e delle loro capacità per riuscire a brillare di luce propria e continuare a farlo nonostante il passare del tempo.
Anzi, molte donne famose sostengono che la vera seconda giovinezza si viva dopo i secondi -anta, perché è allora che la vera bellezza e ricchezza (soprattutto interiore) si mostrano senza veli né timori e il gioco della seduzione si avvale della collaborazione di una personalità che sa essere forte, stuzzicante e femminile al momento giusto.
Le più fascinose, attraenti e sensuali? Vediamole insieme.
Monica Bellucci
Classe 1964. Dopo il successo come modella, agli inizi degli anni ‘90, decide di intraprendere la carriera di attrice, debuttando nel film “Vita coi figli” di Dino Risi, al fianco di Giancarlo Giannini e Corinne Clery e, già l’anno seguente, si lancia sul grande schermo con “La riffa” con Massimo Ghini e Giulio Scarpati.
Quindi sbarca a Hollywood, in “Dracula” di Bran Stoker, recitando con Kenue Reeves una delle scene erotiche destinate a rimanere impresse nei ricordi degli amanti del cinema horror.
Nel frattempo sposa il regista e attore Vincent Cassel con cui recita in numerosi film e con cui ha una figlia, Deva. Ma è nel 2000 che viene riconosciuta come diva italiana, dopo aver recitato come protagonista in “Malèna”, per molti il più bel film di Giuseppe Tornatore.
Tra le esperienze più recenti quella del vestire i panni di una sensuale e matura Bond girl in Spectre.
Sensualità, erotismo e maternità insieme: questa mescolanza il segreto “tecnico” del suo successo. Ma anche l’essere fonte naturale di fascino e sex-appeal siamo certi che abbia giocato un ruolo importante.
Meryl Streep
Sulla cresta dell’onda, in tv e sul grande schermo da più di 30 anni ormai, il punto focale di Meryl Streep è sempre stata la capacità di trasformarsi e rappresentare personaggi diversissimi, ma sempre con il suo stile, elegante e raffinato come pochi.
Da “Il cacciatore” con Robert De Niro a “Kramer contro Kramer” con Dustin Hoffman, fino a “I ponti di Madison County” di Clint Eastwood e “Il diavolo veste Prada”, passando per il musical “Mamma mia!” sulle note dei successi degli ABBA, Meryl Streep raccoglie premi di ogni tipo (tra cui otto Golden Globes) e apprezzamenti, plateali e non, da parte di veri e propri miti come Bette Davis e detiene anche il record di candidature agli Academy Awards, arrivando a quota diciotto e avendone vinti tre.
Poliedrica come nessuna, camaleontica e di una bellezza fuori dai canoni, misurata e divina in ogni sua interpretazione, abile a passare dal cinema al teatro e viceversa, l’attrice è diventata (a ragione) un’icona del grande schermo anche per l’impegno civile e politico agli attuali problemi sociali.
Isabella Ferrari
Piacentina, nata nel 1964. Occhi chiari e sguardo intenso e malinconico, Isabella Ferrari fa la sua apparizione sugli schermi italiani da giovanissima, vestendo i panni di una ragazza ingenua, a tratti spaesata, in “Sapore di mare”, film cult degli anni ottanta.
Recita al fianco di Francesco Nuti in “Willy Signori e vengo da lontano”, di Sergio Castellitto in “Hotel paura” e guadagna la Coppa Volpi a Venezia con “Il romanzo di un giovane povero” di Ettore Scola.
Dal 2000, con la partecipazione alla fiction tv “Distretto di polizia” riscuote un successo tale da garantirle la partecipazione a molte produzioni italiane: da “Saturno contro” di Ozpetek ad “Arrivederci amore, ciao” di Soavi, a “Caos calmo” con Nanni Moretti.
A suo agio nelle commedie, ha dato prova di sapersi adattare a ruoli anche drammatici, dimostrando determinazione e grinta, sfuggendo però al rimanere etichettata, cambiando look e personalità all’occorrenza.
Susan Sarandon
Classe 1946. Nelle sue vene scorre sangue italiano per parte di madre. Ha fatto gavetta al fianco di Walter Matthau, Robert Redford e Jack Lemmon.
Dopo “Le streghe di Eastwick” insieme a Jack Nicholson, “Un’arida stagione bianca” al fianco di Marlon Brando, il successo al grande pubblico (e numerosi premi) arriva con “Thelma & Louise” nel 1991 e si conferma con “L’olio di Lorenzo”.
Inizia quindi il periodo di attivismo politico al fianco del compagno/regista Tim Robbins a favore di Amnesty International e Unicef, in difesa dei deboli e delle minoranze etniche.
Durante la carriera molti i nomi noti di attori e registi che la vedono al loro fianco: Paul Newman, Gene Hackman, Julia Roberts (in NemicheAmiche), Martin Scorses, Francis Ford Coppola e molti altri ancora.
Forte e indipendente, come attrice e come donna, ha aperto la strada a nuove figure con i suoi ruoli impegnati e che hanno suscitato forti polemiche. Donna profonda, emancipata, vulnerabile, ma decisa, determinata e trasudante femminilità balza meritatamente agli onori ad ogni pellicola.
Margherita Buy
Ventidue premi guadagnati nella sua carriera, tra David di Donatello, Nastri d’Argento, Globi d’Oro e Ciak d’Oro.
Nessun gossip e nessun flirt macchiano la sua “fedina cinematografica”. I suoi onori sono da sempre portati da studio, esperienza, umiltà e intuito.
Splendidamente comica al fianco di Carlo Verdone in “Maledetto il giorno che t’ho incontrata” e meravigliosamente a suo agio in “Le fate ignoranti” di Ozpetek. Ma i film che la vedono protagonista sono davvero numerosissimi e di gran successo, come le collaborazioni con registi e attori/attrici.
Il massimo del suo successo è legato ad un periodo in cui il cinema italiano ha focalizzato l’attenzione sulla società, cercando di raccontarla dall’interno, in modo passionale e diretto. Il principale punto di forza di Margherita Buy è stata la sua capacità di non essere “tradizionale”, come tante altre, ma una per la più unica che rara nel panorama del cinema italiano, dagli inizi a tutt’oggi.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379