di Rossella Boriosi
Autrice del libro “Nega, ridi, ama. Diario tragicomico di una menopausa”, Giunti.
L’atrofia vulvo-vaginale è una delle patologie più diffuse tra le donne in menopausa, la più invalidante e la meno diagnosticata. Parlarne non è affatto semplice, occorre prima superare reticenze, pudori e la segreta speranza che, ignorandola, se ne vada via da sola. Eppure, farlo sarebbe un errore: se si sente trascurata, l’atrofia vulvo-vaginale cronicizza
«Per colpa della menopausa e della sua conseguenza più fastidiosa, l’atrofia vulvo-vaginale, dopo tanti anni di vita assieme io e Francesco siamo stati a un passo dalla separazione – sospira Claudia – e sono sicura che ti farà piacere saperlo: non ci hai mai potuti sopportare!».
No, non mi fa piacere sapere che siete stati in crisi e sì, non vi ho mai potuti sopportare. Non quando siete assieme, almeno: voi e la vostra stucchevole complicità, la sincronia dei vostri movimenti e quel fastidioso vezzo di terminare l’uno le frasi dell’altra manco foste Qui Quo Qua. Ovvio che non vi tolleri. Ma a parte questo: cos’è l’atrofia vulvo-vaginale e perché ce l’ha con voi?
Claudia, però, neanche mi ascolta. Sguardo perso nel vuoto e fazzoletto stretto nella mano, ignora la domanda per seguire il flusso dei suoi pensieri..
«Ti mai ho raccontato come ci siamo conosciuti? Eravamo alle scuole medie, io bravissima in matematica, lui una schiappa. “Se mi passi il compito, da grande ti sposo” implorava durante le verifiche. E io glielo passavo, ma solo per togliermelo di torno. Poi mi sono iscritta al liceo scientifico e lui s’è affrettato a fare altrettanto, riuscendo a entrare nella mia stessa sezione e persino a cavarsela con l’algebra. Quando infine me lo sono trovata accanto all’università, ho capitolato. Non per amore, ma per esasperazione.»
Secondo me si trattava proprio di amore, invece. Solo non ho ancora capito cosa c’entri l’atrofia vulvo-vaginale in questa storia di sentimenti e matematica.
Atrofia vulvo vaginale: con quel nome mi fa già paura
«Ci arrivo, aspetta. Credo sia per via del fatto che ci siamo conosciuti quando eravamo poco più che bambini che siamo diventati una coppia fusionale. Sai, il genere di coppia che fa sempre tutto assieme, dai colloqui con gli insegnanti alla spesa del sabato, dalle pulizie di casa agli allenamenti in palestra. Si dice in giro che ci chiamino Giano Bifronte.»
Sono io a farlo, Claudia, e quelli che hai enunciato sono i motivi della mia esasperazione. L’armonia del vostro matrimonio mette in evidenza le imperfezioni del mio, il vostro affiatamento mi fa sentire in difetto. E comunque non hai ancora spiegato la faccenda dell’atrofia vulvo-vaginale, che con quel nome mi fa già paura.
«Ci arrivo. Insomma, io e Francesco ci completiamo a tal punto che non riesco ad addormentarmi se non incastro le mie gambe tra le sue. Senza di lui mi sento amputata, i nostri corpi hanno bisogno di stare vicini. La nostra vita sessuale è sempre stata appagante, siamo passati dalla fase della scoperta reciproca a quella della sperimentazione e ora sappiamo abbandonarci l’uno all’altra senza dover per forza essere performanti. Ma ecco che a spezzare l’equilibrio è arrivata la menopausa e con quella anche l’atrofia vulvo-vaginale.»
«Una patologia derivante dalla carenza di estrogeni. Una delle più invalidanti, peraltro, e allo stesso tempo delle più taciute. Posso capirlo: già è difficile dichiarare di essere in menopausa, figurati con quale entusiasmo possiamo confessare di avere un apparato genitale in disfacimento.»
Patologia, hai detto? Avrei voluto fare una battuta ma ora non mi scappa più.
«Fai bene a censurarti ché c’è poco da ridere. Quando si entra in menopausa gli estrogeni diminuiscono e di conseguenza l’epitelio si assottiglia, i tessuti della vagina si fanno meno elastici, la lubrificazione diminuisce e i rapporti diventano dolorosi. Credimi, la secchezza vaginale dovuta all’atrofia è gran brutta cosa: il desiderio cala, l’orgasmo latita, l’intimità ne risente. All’interno della coppia tutto questo si traduce in sentimenti di rifiuto e frustrazione che possono compromettere i rapporti più consolidati – e infatti io e Francesco siamo entrati in crisi.»
Crisi di coppia, una questione di “non…”
Fammi capire, Claudia. Mi stai dicendo che tu e Francesco continuate ad amarvi ma che non…
«Esatto, noi non. Quando l’atrofia vulvo-vaginale ha iniziato a manifestarsi non ho dato importanza alla cosa: la menopausa stava portando così tanti cambiamenti nel corpo e nello spirito che non ho voluto prestare troppa attenzione a quello che accadeva là sotto. Speravo che, passate le turbolenze iniziali, il mio corpo si sarebbe assestato e i disturbi spariti. Invece non solo sono rimasti ma si sono cronicizzati, perché è così che funziona l’atrofia vulvo-vaginale: cronicizza e peggiora nel tempo. Poco a poco l’intimità col partner diventa dolorosa ed ecco che quello che credevi un disagio passeggero si rivela una patologia invalidante che destabilizza chi ne è portatrice e chi la subisce.»
Mentre ascolto le lamentazioni della mia amica non posso fare a meno di domandarmi se non sia stata proprio la reciproca comprensione e la lunga consuetudine all’altro a evitare a Claudia di correre subito ai ripari.
Forse, se anzichè vivere dentro un matrimonio felice fosse inciampata in una storia di sesso turbolenta e passionale, non si sarebbe rassegnata all’interruzione dei rapporti sessuali ma avrebbe subito cercato una cura in grado di risolvere il problema.
Esistono cure in grado di risolvere il problema
«Mi sono informata, esistono delle cure in grado di risolvere il problema. L’atrofia vulvo-vaginale può essere trattata con una grande varietà di terapie.”
Claudia, non ci credo che tu preferisca l’astinenza a Francesco.
«Affatto! Oggi la medicina offre soluzioni calibrate sulle esigenze di ogni donna, dobbiamo solo superare gli imbarazzi e parlarne col ginecologo o, in caso di eccesso di pudore, costringerlo a farlo al posto nostro (che poi, che imbarazzo può esserci con chi ha il dovere professionale di curare la nostra intimità?). Siccome sono una mente matematica, però, ho analizzato il problema con i dati in mio possesso trovando la soluzione più adatta a me in un trattamento in grado di agire sulle cause della seccheza vaginale, non solo sui sintomi.»
Fuori il nome.
«Spiace, ho detto “adatto a me”. Dovrai parlarne col tuo ginecologo. Quello che posso dire è che sono soddisfatta: i tessuti sono nuovamente lubrificati, il sesso ha smesso di far male e Francesco di lagnarsi.»
Mi stai dicendo che siete tornati a muovervi in sincrono, a completare le frasi dell’altro e a esibire un’intesa sessuale resa più appagante dalla sconfitta dell’atrofia vulvo-vaginale? Non so se sono in grado di sopportarlo.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379