di Rossella Boriosi
Autrice del libro “Nega, ridi, ama. Diario tragicomico di una menopausa”, Giunti.
È una parola che mi ha sempre spaventato perché sottintende qualcosa che non c’è più e che “sembra” soltanto. Una parola tabù da non usare mai in presenza di una over 50. Un’altra tragicomica storia fra menopausa e anagrafe.
La menopausa porta tante trasformazioni nel corpo di una donna: il metabolismo rallenta, i seni crescono di volume, il grasso si deposita su pancia e fianchi facendo assumere nuove forme.
Quali forme? Tubolari.
Se poi siete sfortunate con gli ascendenti potrebbero accadervi altre cose inquietanti, cose che possono essere raccontate attraverso termini quali “perdita”, “diradamento”, “diminuzione”, “rallentamento”, “cedimento” (dei capelli, del ricambio cellulare, della melatonina, del tono muscolare, della densità ossea. Potete unire i due gruppi mettendo le freccette a caso).
Eppure questo non è peggio che potrebbe capitarvi: il peggio è potreste persino diventare giovanili.
Trasformazioni del corpo in menopausa: alcune positive… alcune.
“Non è che sia tutto negativo. Io, ad esempio, dalla menopausa ho avuto solo vantaggi”. Daniela accompagnata l’affermazione con un gesto compiaciuto della testa che fa volare all’indietro i capelli castani.
È bella, Daniela, lo è sempre stata. Lo era persino durante l’adolescenza, quando a noi crescevano parti del corpo a caso che ci obbligavano a movimenti maldestri e passi scoordinati e a lei si allungavano le gambe, consentendole di sfilare lungo i corridoi della scuola con passo languido da fenicottera. “Ad esempio, ho molti meno peli superflui. Da ragazza organizzavo le vacanze attorno alla ricrescita post-depilatoria, adesso sono glabra. D’altronde, prima dovevo organizzarle anche in base alla data presunta del ciclo mestruale. Non è bellissima, la menopausa?
“Mmh, fammici pensare, no.” Angela allontana i ciuffi ribelli sbuffando d’insofferenza, solleva gli occhiali sul naso, allenta la cintura senza darlo a vedere e sospira di sollievo. Potremmo far finta di niente, ma perché dovremmo? Quattro paia di occhi la fissano divertiti.
“Oh insomma! Io non sono Daniela, che diventa bella anche nelle età fisiologicamente deputate alla bruttezza. A me la menopausa è caduta addosso con tutti i suoi sintomi – tutti e trentaquattro – e devo ancora metabolizzarli. Sono anni che metabolizzo.
Quello che sto imparando è che i disagi non arrivano assieme ma un po’ per volta, comodamente. Non fai in tempo a trovare strategie di sopravvivenza alle vampate di calore ed ecco che subito dopo arrivano instabilità umorale, sudorazione notturna, secchezza vaginale, calo del desiderio. Il fatto che si presentino in ordine sparso dà la possibilità di fronteggiarli e neutralizzarli, tranne uno: il decadimento fisico. Lì non c’è scampo, tranne che per Daniela.”
“Insomma” – continua Angela, implacabile – “il tono muscolare diminuisce e viene rimpiazzato da cellule adipose, la qualità del sonno peggiora regalando occhiaie e colorito spento, i capelli diradano e la produzione melatonina diminuisce facendoli diventare grigi – che poi ai capelli ci si abitua, ma provate a rimanere impassibili davanti a un pelo pubico bianco.
I peli scomparsi dal vostro corpo potrebbero ricomparire sul mento, ma solo se siete sfortunate con gli ascendenti, e voglio tacere di quello che il calo degli estrogeni combina col punto-vita! Praticamente lo annienta, lo allarga, lo rende tutt’uno con seno e fianchi regalando una forma tubolare. Le gambe restano magre ma atone, innestate su una sorta di cilindro che è diventato il nostro corpo, e per riequilibrare le proporzioni tendiamo a gonfiare la capigliatura con effetto cofana. Quando vedete una signora con quelle forme lì, con quei capelli lì, potete star certa che è in menopausa.”.
Uno sfacelo dunque? Ma no, dai. Potrebbe andar peggio.
“Voi due siete delle iperboli viventi e non fate testo” taglia corto Barbara arrotolando la chioma in un chignon posticcio che le regala un’aria francese e dégagé. “Il fatto è che nessuna di noi è ormai più davvero fantastica o assolutamente “brutta”. Siamo una via di mezzo, in un’età di mezzo. Più passa il tempo più ci allontaniamo dai modelli estetici imperanti declinati su corpi giovani e tonici”.
“Hai ragione, Barbara”, esordisce Fabio, in disparte fino ad allora, come sempre accade quando trattiamo argomenti femminili. “Non posso parlare in prima persona, ma da osservatore esterno mi sembra che ci sia qualcosa di democratico nella vostra menopausa: siete tutte belle giovanili”.
Lo ha detto.
Cala il silenzio.
Angela e io reprimiamo un singhiozzo, Daniela paga il conto e senza dire niente se ne va.
Lo ha detto.
“Che ho detto?” chiede il nostro amico, sgomento…
“Hai detto giovanile, Fabio. La parola tabù”.
Giovanile… sarai tu! Noi siamo evolute.
“Giovanile è l’aggettivo della mediocrità, esattamente come “interessante”, “portabile”, “sfizioso”. Quando non sei più giovane, diventare giovanile è il peggio che ti possa capitare.”
Grazie, Barbara: nessuno più di un’amica sa spiegarti quello che pensi.
“Nel giovanile c’è l’essenza del vorrei-ma-non-posso, la copia sbiadita di quello che siamo state. Il giovanilismo è l’impasse storica nella quale ci fotografiamo fermando l’immagine di quando eravamo splendide, a cavallo tra i venti e i trent’anni. Facciamo anche quaranta, toh. Nel frattempo le mode sono cambiate, il costume sociale si è evoluto, ma qualcosa di noi è rimasto cristallizzato in quella età dell’oro che riproduciamo inconsapevolmente e nostro malgrado: magari siamo attentissime alle tendenze di stagione, in carriera, socialmente attive, viviamo nel progresso e nella performance, quando ecco che un dettaglio che ci tradisce e rivela la nostra età. È come quando pensi che prima o poi farai i capelli blu come Lucia Bosé. Ecco. È così che da giovani si diventa giovanili”.
Per fortuna che Daniela se n’è andata in tempo, penso tra me e me. Lei, col suo taglio cotonato alla “Rachel” in Friends, non avrebbe retto simili considerazioni. Ma Barbara non ha terminato la sua dissertazione. “C’è solo una cosa peggiore dell’essere definite giovanili, ed è l’essere considerate “piacenti”, specialmente nell’accezione avversativa di “ancora piacente”. Ma cosa significa “ancora piacente”? C’è un limite? Chi lo stabilisce? E poi, piacente rispetto a quando? Perché conosco persone giovani, ma spiacevolissime. E Il bello è che chi ti dice queste cose è convinto di farti un complimento!”
Io annuisco, Fabio scuote la testa in disappunto. “Non ti seguo”, dice.
Fabio, amico mio, lascia che ti spieghi. Giovanile è la parodia di giovane, indica lo sforzo di voler fermare il tempo venendo scoperti nel tentativo. “Piacente” è un contentino. Insomma, mettiti nei nostri panni: già dobbiamo sopportare corpi cilindrici, secchezze vaginali e, disturbi della memoria, ci manca solo che si diventi giovanili.
“Ma allora uno cosa vi deve dire?” piagnucola Fabio.
“Niente, Fabio. Non devi dirci niente. Non commentare il nostro essere estetico, non commentare il nostro essere esteriore. Limitati all’interno, se proprio vuoi fare un’azione benefica, ma lascia stare la nostra dannata estetica!”. Barbara ha tirato fuori la voce delle grandi occasioni.
“Guarda me: io non voglio essere bella o giovane, voglio essere me stessa e basta, libera di intraprendere nuove strade a qualsiasi età. Parodiando uno slogan femminista: né ninfetta né babbiona, solo persona”.
“Mi fido. Se avete vinto contro vampate di calore e secchezze vaginali saprete anche abbattere la piaga del giovanilismo”.
Lo abbiamo fatto, Fabio: più che giovanili, siamo evolute.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379