Il respiro si fa affannato, i pensieri non riescono a essere lucidi, un senso di paura incontrollabile ti stringe e ti soffoca. È la manifestazione più tipica di un attacco di panico che, a volte, può essere un inedito e ricorrente “compagno di viaggio” durante la menopausa. Vediamo come riconoscerlo e come superarlo grazie al parere di un esperto.
Fra i disagi più fastidiosi dopo i 50 anni ci sono senz’altro quelli che coinvolgono l’area psicologica e che spesso rendono la perimenopausa e i primi anni della menopausa vera e propria dei “periodi difficili” nella vita di una donna.
Ansia, una stanchezza maggiore del solito provocata dall’insonnia e preoccupazioni per alcuni disagi fisici che possono intervenire a livello intimo (come l’Atrofia Vulvo Vaginale), possono generare uno stato di inquietudine generalizzato, di malessere psicologico e condurre fino a quella che è la manifestazione più sofferta e temuta: l’attacco di panico.
Cos’è e come si manifesta un attacco di panico
Prima di capire come gestire la situazione, è importante essere consapevoli di ciò che sta accadendo e quindi imparare a riconoscere un attacco di panico.
Diciamo innanzitutto che si tratta di una specie di “degenerazione” dell’ansia in qualcosa di più profondo e emotivamente importante. L’attacco di panico può manifestarsi con tachicardia, sudorazione, affanno, impossibilità di formulare dei pensieri, vertigini, dolore al petto, insensibilità alle mani, tanto da essere confuso molto spesso con un attacco di cuore.
L’apprensione che provoca in chi lo subisce e in chi assiste la persona che ne è colpita è molto grande e la sensazione di non riuscire a controllare la situazione rende tutto ancora più stressante e difficile da superare. Questa sensazione di impotenza è aumentata dal fatto che l’attacco di panico si manifesta all’improvviso, dunque anche in assenza di un reale pericolo.
Sperimentata questa situazione si può generare un circolo vizioso e la persona che ha avuto un attacco di panico vive spesso nei periodi successivi nel timore di sperimentare nuovamente quella sensazione. Tutto questo non fa che aumentare ansia, preoccupazione e – di frequente – insonnia, con il risultato di peggiorare la situazione.
Accade anche che le persone che hanno vissuto l’esperienza di un attacco di panico sviluppino una difficoltà a gestire la giornata autonomamente proprio per il timore che un nuovo episodio possa “colpire” all’improvviso. Così possono nascere anche disagi legati ad agorafobia, ovvero paura di ritrovarsi in luoghi o in situazioni dai quali sia difficile allontanarsi o nei quali potrebbe non esserci possibilità di ricevere aiuto.
Come gestire un attacco di panico in menopausa
Per affrontare in modo efficace un attacco di panico è di fondamentale importanza “la fase iniziale di tipo educativo, grazie alla quale la persona prende confidenza con gli stati di ansia per imparare a gestirli con l’aiuto di uno specialista”, dice Massimiliano Barattucci, psicologo e psicoterapeuta e docente di Psicologia delle Organizzazioni presso l’Università Ecampus di Milano. “Una parte importante in queste eventualità, ovvero quando la persona che ha avuto uno o più episodi è nella fase nella quale vive nel timore di averne altri, è quella di lavorare insime per una presa di coscienza delle caratteristiche stesse dell’ansia che possono “degenerare” in attacco di panico”.
“Una delle attività che si possono fare insieme al terapeuta è – continua Barattucci – l’apprendimento di tecniche di rilassamento che saranno via, via imparate parallelamente a un lavoro per rimodulare e rimisurare le convinzioni personali sui propri attacchi di panico.
Questo doppio canale, psico-educativo e terapeutico, è fondamentale perché tantissime persone arrivano dallo specialista senza avere una piena consapevolezza di cosa sia un attacco di panico, anzi, il più delle volte convinte che si tratti di preamboli di un infarto oppure di un evento di origine psichiatrica (paura di impazzire). Ecco perché il fatto di spiegare esattamente alla persona di cosa si tratta fa sì che si possa ottenere una rassicurazione, almeno sul proprio stato di salute e sulla propria incolumità.
Ogni persona può poi essere avviata verso un percorso personalizzato e specifico, perché ognuno di noi reagisce in modo differente agli stimoli e agli input; tuttavia l’obiettivo ultimo di un percorso di questo tipo – conclude Barattucci – è quello di ottenere un pieno controllo sull’ansia e sul panico in modo di aiutare la persona a lasciar fluire le emozioni senza creare resistenze o drammatizzazioni”.
Prevenire gli attacchi di panico
Non trattandosi di una malattia provocata da un disagio psicologico, è importante prevenire la possibilità di un attacco di panico attraverso uno stile di vita il più possibile sano e che tenga lontana l’ansia e le preoccupazioni.
Oltre, come abbiamo visto, al sostegno di uno specialista (un terapeuta), “è importante riposare non meno di 7 ore per notte. In secondo luogo, è consigliabile fare ogni giorno un po’ di movimento fisico (jogging, bicicletta, ballo), in modo da scaricare l’ansia e lo stress accumulati nella vita quotidiana – scrive la ginecologa Alessandra Graziottin – Ottimi lo yoga e il training autogeno respiratorio”. Un occhio particolare anche alla dieta quotidiana che dovrebbe limitare le sostanze eccitanti, come il the, il caffè e gli alcolici.
Un rapporto di coppia solido e attivo può prevenire gli attacchi di panico
“E’ importantissimo mantenere affetti solidi, relazioni stimolanti e un passatempo che renda appassionante il tempo libero, introducendo momenti di bellezza e di pace anche nelle giornate più intense e concitate”, aggiunge la ginecologa Graziottin, sottolineando come l’amore e il feeling con il partner possono fungere da “protezione” nei confronti di situazioni spiacevoli che degenerino in attacchi di panico.
La salute intima anche dopo l’arrivo della menopausa è per questo un elemento importante a garantire una vita di coppia attiva e coinvolgente che possa nutrire e stimolare il divertimento e la compartecipazione affettiva.
È chiaro che secchezza, pruriti, fastidi e dolore ai rapporti (che possono essere sintomi di Atrofia Vulvo Vaginale) possono essere un impedimento. Uno stop forzoso (e spesso imbarazzante) alla vita intima può provocare delle tensioni oppure generare ansie di vario tipo (paura di essere lasciate, paura del tradimento, etc) e certamente favorire la comparsa di disagi psicologici.
Ecco perché hai il dovere di prenderti cura di te stessa e della tua intimità con l’aiuto di uno specialista ginecologo esperto in menopausa che saprà ascoltarti e trovare insieme a te il percorso migliore per attenuare e limitare l’incidenza dei sintomi più fastidiosi di questo periodo.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379