di Rossella Boriosi

Autrice del libro “Nega, ridi, ama. Diario tragicomico di una menopausa”, Giunti.

La teoria la conosciamo: entriamo in menopausa perché abbiamo esaurito la riserva ovarica in dotazione. Già, ma perché la esauriamo? Perché Madre Natura ha consentito alle donne di vivere più a lungo della loro stessa potenziale fertilità? Una spiegazione c’è. Anzi, ce ne sono molte (ma a me ne piace solo una).

La menopausa è un’anomalia evolutiva?

Se ci si basasse sulla teoria classica dell’evoluzione non dovrebbe esserci alcuna menopausa: infatti, non avendo più alcun ruolo attivo nella continuazione della specie, la donna non avrebbe motivo di vivere oltre l’età fertile e l’eventuale sopravvivenza di alcuni individui sarebbe da considerarsi un’eccezione.

Eppure così non è: basta guardarsi attorno per vedere che siamo tante, tantissime, piene zeppe di menopausa.

Come si spiega? Perché il processo evolutivo non ha fatto in modo che la nostra fertilità si estendesse in parallelo con la durata delle nostre vite, così come avviene per gli uomini? E perché le femmine di altre specie animali non entrano in menopausa anche loro? La lunga sopravvivenza postmenopausale è infatti una caratteristica quasi univocamente umana: nel resto del regno animale la si può trovare solo in alcuni mammiferi marini, come orche e globicefali, una specie di balena.

La teoria della nonna (The Grandmother hypothesis) di G. C. Williams

È una delle più accreditate. Secondo la “teoria della nonna” formulata dal biologo evoluzionista George Christopher Williams, la menopausa non sarebbe altro che una strategia adattiva a tutela della sopravvivenza della specie. Poiché l’attività riproduttiva ha un costo che, con L'Atrofia Vulvo-Vaginale interessa una donna su 2l’avanzare dell’età, si traduce in una riduzione della sopravvivenza e poiché questo costo è sostenuto principalmente dalle donne che devono affrontare gravidanza, parto, allattamento e cura della progenie, la menopausa sarebbe lo stratagemma evolutivo per consentire loro di smettere di riprodursi intorno all’età in cui questo diventa troppo rischioso o dannoso per la loro salute e quella della prole.

L’energia destinata alla maternità verrebbe dunque reindirizzata sulla progenie esistente e volta a sostenere l’attività riproduttiva di quest’ultima; la menopausa è pertanto la risposta evolutiva all’invecchiamento attraverso la separazione della fase riproduttiva dalla fase di conservazione e cura.

Le nonne e le donne più mature, in questo modo, assicurano la sopravvivenza dei giovani attraverso l’assistenza alla rete sociale, rendendo inoltre possibile la trasmissione di saperi e competenze, aumentando così le possibilità di sopravvivenza della comunità.

In menopausa per colpa degli uomini, ovvero: la teoria di Rama Singh

Secondo un recente studio canadese condotto dalla McMaster’s University e pubblicato nel 2013 nel magazine della PLoS Computational Biology, la menopausa sarebbe un errore evolutivo la cui origine rimane controversa, “un puzzle irrisolto in cui le relazioni tra i fattori che ne hanno dato origine restano perlopiù sconosciute”.

Per capire i motivi di questa anomalia evolutiva i biologi della McMaster’s University hanno preso in considerazione entrambi i sessi e le loro iterazioni secondo un modello computazionale stocastico – cioè volto a studiare fenomeni che seguono leggi casuali e probabilistiche. La conclusione a cui sono arrivati è che il declino della fertilità femminile sarebbe determinato dalla preferenza accordata dai maschi per le femmine più giovani.

Già, proprio così: sarebbe stata la scelta degli uomini di prediligere partner giovani, turgide e sode a innescare quei cambiamenti biologici e genetici che hanno portato le femmine della nostra specie ad avere una riserva ovarica limitata nel tempo.

Il modello evolutivo proposto da Rama Singh rovescia dunque i termini della questione: la menopausa non insorge per esaurimento della riserva ovarica, ma è la riserva ovarica a terminare anzitempo in quanto inutilizzata. “La menopausa non è emersa a beneficio della specie ma perché la fertilità, dopo una certa età, non serviva più: la competizione tra maschi per garantirsi l’accoppiamento con donne più giovani ha ridotto le possibilità riproduttive delle donne anziane portando allo sviluppo della menopausa” scrive il biologo nella sua ricerca.

Questa teoria ha un suo corollario: se fosse accaduto il contrario, cioè se fossero state le femmine della nostra specie a manifestare in blocco e in maniera continuativa la loro preferenza verso partner più giovani, Madre Natura avrebbe capito l’antifona e non vi sarebbe stata alcuna menopausa.

Da ciò, tre considerazioni personali:

– Brigitte Macron, Demi Moore e tutte coloro che scelgono partner più giovani non lo fanno solo per il loro bene, ma anche per il nostro: hai visto mai che il processo evolutivo inverta la direzione;

– Se durante le doglie del parto avete maltrattato il vostro partner ritenendolo responsabile di quei dolori atroci, pensate come potreste fare per punirlo dei disagi della menopausa;

– Il tempo non è passato invano e oggi le donne dell’età di mezzo sono sessualmente attive. Se arriva una battuta d’arresto per secchezza vaginale sopravvenuta, si dispone di una pluralità di trattamenti adatti a superarla. Anche questa è evoluzione.

La teoria dell’invecchiamento di Craig Packer

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Un recente studio condotto da Craig Packer del Department of Ecology, Evolution and Behavior dell’Università del Minnesota, pubblicato su Nature ha spazzato via le teorie adattive sopra esposte per affermare serenamente come la menopausa non sia altro che una conseguenza dell’invecchiamento al pari dei capelli bianchi, delle rughe, della riduzione della vista e della densità ossea.

Craig Parker e il suo gruppo di ricerca sono arrivati a questa conclusione in seguito all’osservazione trentennale di branchi di leoni e babbuini nel loro habitat naturale, in Tanzania, a seguito della quale hanno concluso che la presenza di femmine in menopausa non avrebbe alcuna influenza positiva sulla sopravvivenza e sul benessere dei discendenti.

La menopausa sarebbe dunque un fatto biologico che a un certo punto accade nella vita di una donna «per un complesso e ancora in gran parte sconosciuto insieme di fattori genetici, ormonali e ambientali» e non ci sarebbe alcun vantaggio nell’avere una nonna che svolga compiti di cura e custodia dei nipoti.

La teoria della signora Shawna – Evan Beavers, trovata su facebook

Come avrete notato, il compito di decrittare i misteri della menopausa è stato lasciato in mano agli uomini – il che, secondo me, è un controsenso. Per questo motivo la mia preferenza va una teoria trovata su facebook assolutamente priva di evidenze scientifiche e studi in doppio cieco, senza alcun modello computazionale, ma elaborata da una donna che vive la menopausa in prima persona.

Secondo la signora Shawna -Evan Beavers “dopo circa quarant’anni passati a monitorare fertilità, affrontare gravidanze, subire sindrome premestruali, la menopausa è una ricompensa per il lavoro svolto mensilmente con continuità e abnegazione. Il ciclo si ferma ma la vita prosegue, le paturnie legate alla riproduzione cessano, possiamo pensare a noi stesse perché ce lo meritiamo. Non sarebbe male, quindi, se oltre aumentare girovita e rughe aumentassero magicamente i soldi sul nostro conto corrente per ripagarci del lavoro svolto. Ecco da cosa nasce la menopausa, ecco come dovrebbe essere ricompensata.

Secondo me ha assolutamente ragione.

(*) Referenze

  • Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
  • Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
  • Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379

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