Personalizzato, olistico e metodico, si tratta di un approccio innovativo e che può essere particolarmente adatto alle donne in menopausa. Ecco perché.

La prevenzione, è ormai noto, passa anche dalla tavola: oltre ad essere importante per controllare il peso, un’alimentazione sana e bilanciata è fondamentale per rimanere in salute.

Allo scopo, le linee guida generali raccomandano di:

  • limitare il consumo di zuccheri semplici come quelli di dolci, bibite e bevande gassate
  • evitare il consumo abituale di alcol
  • prediligere farine e alimenti integrali rispetto a quelli raffinati (pasta, pane, etc)
  • moderare il consumo di carne rossa a vantaggio di quella bianca ma soprattutto di pesce, legumi e uova
  • preferire sempre l’olio extravergine di oliva a tutti gli altri tipi di condimenti
  • contenere il consumo di sale privilegiando erbe e spezie

Queste raccomandazioni sono di utilità generale e ormai le conosciamo tutti.

Esiste, però, un approccio nutrizionale davvero innovativo, di tipo olistico perché considera il corpo nel suo insieme e non i singoli organi, che attribuisce ai cibi associati tra loro, secondo precise strategie, un’azione migliorativa della condizione generale dell’organismo. In questo modo si possono trovare nel piatto le soluzioni alle cause principali di alcune patologie che interessano gli organi del corpo. Si chiama nutrizione funzionale.

Cos’è la nutrizione funzionale?

La nutrizione funzionale è una componente della cosiddetta medicina funzionale – o più concretamente, potremmo dire, un suo strumento – il cui scopo non è curare i sintomi nel momento della diagnosi ma andare a monte, per comprendere quali possono essere i fenomeni fisiologici e biochimici che hanno portato l’organismo nello stato di squilibrio alla base di disturbi, disagi, patologie.

In sintesi: si tratta di uno strumento di prevenzione che muove da due aspetti fondamentali per la salute generale:

  • preservare la funzionalità degli organi come essenziale per qualunque processo fisiologico dell’organismo
  • limitare il rilascio irregolare o atipico di ormoni poiché è all’origine di tantissimi disturbi e patologie

Per garantire che questi due importanti indicatori della salute di ciascuno di noi siano in equilibrio, il fine ultimo della nutrizione funzionale è quello di assicurare mediante l’alimentazione un’azione antinfiammatoria dell’intero organismo. Sono le infiammazioni, infatti, ad essere responsabili degli stati di squilibrio dai quali derivano molte patologie.

Questo approccio, dunque, non considera il lavoro del singolo organo ma prende in considerazione la visione globale dello stato di salute del paziente. In questo quadro, all’alimentazione è attribuito un ruolo essenziale per mantenere in equilibrio l’organismo.

In sintesi, la nutrizione funzionale mira a:

  • mantenere il corpo in salute
  • rallentare i processi di invecchiamento
  • preservare l’integrità delle cellule

Nutrizione funzionale: perché deve essere personalizzata

Questo tipo di approccio comporta da un lato scelte orientate a preservare la naturalezza degli alimenti, ma dall’altro la costruzione di una dieta personalizzata, non necessariamente dimagrante, secondo le specifiche caratteristiche di ciascuno di noi, in particolare guardando a quelle ormonali e genetiche.

Se la cura di una patologia può seguire quasi sempre protocolli standard, invece, la prevenzione delle malattie che si fa a tavola – sostiene la nutrizione funzionale – deve basarsi su un progetto ormonale su misura di ciascuno.

Come vengono associati gli alimenti nella nutrizione funzionale?

La medicina funzionale ha dimostrato come sia il consumo di certi alimenti a causare, o quanto meno a scatenare, stati infiammatori, disturbi metabolici, patologie autoimmuni e persino malattie croniche.

Per questo motivo, la nutrizione funzionale si basa su un tipo di alimentazione elaborata secondo delle precise combinazioni di alimenti capaci di influire sul lavoro degli organi e sulla produzione degli ormoni.

A partire da questo principio, la nutrizione funzionale propone abbinamenti di cibi secondo una precisa strategia (le indicazioni riguardano anche le modalità di cottura e di condimento) per attivare il lavoro degli organi e del metabolismo.

Facciamo qualche esempio per comprendere meglio di cosa parliamo ma, ricorda, se vuoi accostarti davvero alla nutrizione funzionale devi rivolgerti ad un nutrizionista:

  • la colazione-tipo è povera di carboidrati e ricca di grassi buoni: una fetta di pane tostato condita con generoso olio extra vergine di oliva oppure con crema di frutta secca (come quella di mandorle o nocciole) o di olive, o avocado fresco. La strategia è quella di apportare una quota minima di carboidrati e molti grassi di qualità: un mix utile per conservare a lungo il senso di sazietà, non arrivare all’ora di pranzo affamati. Come si può? Quello che questa soluzione permette è non generare picchi di insulina come quelli che si verificano quando si consumano cibi ad alto indice glicemico
  • la nutrizione funzionale attribuisce alla frittura (se in olio extravergine di oliva) un’importante funzione di sostegno del fegato: quando determinati alimenti, come ad esempio i carciofi vengono fritti e consumati in abbinamento a verdure amare (rucola, cicoria, indivia), si genera una situazione positiva: il fritto va a stimolare la funzione epato-biliare.
  • contrariamente a molti altri regimi alimentari, la nutrizione funzionale predilige il consumo di pasta a cena: uno dei motivi sta anche nel fatto che “fa venire sonno”, essendo carboidrato, quindi favorisce il riposo. Naturalmente la pasta va preparata e condita in modo strategico, ad esempio sempre mantecata in padella e mai consumata semplicemente bollita, e abbinata a verdure amare e mai a proteine.

Il fatto che la conseguenza dell’applicazione di questo particolare schema alimentare sia anche quella di vedere andare giù l’ago della bilancia rappresenta, a questo punto, soltanto un aspetto secondario perché la nutrizione funzionale aspira a realizzare un vero e proprio progetto di salute.

Con la nutrizione funzionale si può, se è necessario, anche perdere peso.

Ricorda però di consultare il tuo medico e poi anche uno specialista di nutrizione prima di intraprendere qualsiasi dieta!

Nutrizione funzionale: perché può essere particolarmente adatta alle donne in menopausa

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La nutrizione funzionale mette al centro l’equilibrio ormonale: per questo motivo può essere particolarmente utile nel momento in cui si manifestano le variazioni dei livelli di ormoni che sono tipiche della menopausa.

Questa è una condizione del tutto naturale della vita di una donna, eppure dalle fluttuazioni dei livelli di estrogeni e progesterone possono derivare fastidi e disturbi tipici del periodo quali:

La giusta alimentazione in menopausa per la tua salute globale

Per tutta la vita in generale, ma in particolare in menopausa, è fondamentale seguire un’alimentazione che tenga conto dei fabbisogni specifici del periodo e della possibile tendenza ad ingrassare correlata spesso proprio ai cambiamenti ormonali del periodo.

Prendere peso, per chi non lo desidera, spesso porta con sé anche un senso di delusione, di rabbia, di difficoltà a riconoscersi. Sensazioni che devono essere prese in considerazione e gestite come campanello d’allarme del fatto che “è ora di fare qualcosa”.

Ma se non ascolti per troppo tempo queste emozioni che la tua fisicità ti dà e quindi non agisci subito per rientrare in carreggiata e correggere uno stile di vita sicuramente non adatto a te, rischi di trovarti in una situazione via via peggiore.

I chili di troppo, per chi ne avverte il disagio, possono essere all’origine di umore depresso, ansia, apatia. Una forma fisica non gradita può portare a problemi di coppia, specialmente quando mostrare il corpo diventa difficile e fonte di vergogna e la sessualità va a farsi benedire. Ancora, se sei in sovrappeso, vampate e sudorazioni notturne potrebbero farsi sentire con maggiore severità.

Dunque mantenere una forma fisica per te gradevole e possibilmente nel range del normopeso è molto di più che una semplice formula per la prevenzione e per la longevità. È anche un modo che può alleviare i disturbi della menopausa e renderti più serena.

Le principali strategie funzionali in menopausa da portare a tavola

  • salvia e curry sono ottimi per condire pasta, carne, verdure e pesce perché sono ricchi di fitoestrogeni ma anche di sostanze antitumorali, disintossicanti e anti età
  • la rucola è un’ottima fonte di calcio da preferire ai latticini, specialmente se hai notato una maggiore tendenza alla ritenzione idrica. Il calcio è necessario specialmente in menopausa, quando hai bisogno di preservare la salute delle tue ossa.
  • anche il kiwi è importante per le tue ossa perché, oltre a potenti antiossidanti, contiene magnesio, manganese, boro, ferro e vitamina C che migliora l’assorbimento del calcio. Un abbinamento funzionale può essere rappresentato da un’insalata di rucola e kiwi!
  • pasta o riso possono aiutarti a dormire meglio perché attivano i neurotrasmettitori da cui deriva la melatonina: l’abbinamento migliore è con verdure ricche di potassio e magnesio (utili a favorire il rilassamento muscolare e nervoso) come le zucchine, o di bromuro come il cavolfiore (lievemente sedativo)
  • il cioccolato (con una percentuale non inferiore all’85% di cacao) può risultare strategico per il suo contenuto di minerali, ancor più se combinato con i semi oleosi, per la salute dei capelli, che in questo periodo potrebbe risentire della carenza ormonale.

Prevenzione e salute passano per una visita dal ginecologo

Se hai superato i 50 anni da un po’ e hai già conosciuto la menopausa, è importante che tu ti prenda cura più che mai della tua salute intima. Da ciò può derivare il tuo benessere presente e futuro.

Molti cambiamenti della menopausa si manifestano al livello intimo e la maggior parte di questi cambiamenti sono avvolti da un alone di mistero perché, molto semplicemente, se ne parla ancora pochissimo. Così se da qualche tempo ti affligge un fastidioso prurito, dovresti sapere che la cosa migliore da fare è comunicarlo al tuo ginecologo. Niente di preoccupante, ma – parliamoci chiaro – la secchezza può essere davvero noiosa, specialmente se hai ancora una vita sessualmente attiva e ti interessa preservarla.

La secchezza potrebbe preludere a qualche altro problema sempre tipico della menopausa. Quando infatti la secchezza peggiora, potrebbero crearsi piccole lesioni che danno bruciore e che sanguinano, oppure potresti provare dolore nei rapporti o ancora avvertire fastidio al contatto, anche della biancheria, con le parti intime.

Una serie di fastidi sintomatici dell’Atrofia Vulvo Vaginale, un disturbo che può peggiorare nel tempo se non opportunamente trattato.

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Emmanuele A. Jannini

Ordinario di Endocrinologia e Sessuologia Medica

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Psicologa, Psicoterapeuta e Sessuologa

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Psicologo, Psicoterapeuta

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Medical Advisor Shionogi
(Ottobre 2016/Agosto 2018)

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MSL & Medical Advisor Shionogi (agosto 18/settembre 20)