Le difficoltà a parlare con il ginecologo possono essere un impedimento all’efficacia di un trattamento? Sì, ecco perché non dovrebbe essere mai così: tra paziente e ginecologo dovrebbe essere una vera alleanza.
Se qualche volta hai avuto difficoltà a parlare apertamente con il tuo ginecologo, sai di cosa stiamo per parlare. Affrontare temi legati all’intimità non è semplice, soprattutto quando si entra in menopausa e di fronte abbiamo una persona con la quale non ci sentiamo abbastanza in confidenza per farlo.
È normale questa reticenza? Diciamo che è comune ma che non agevola le donne. Per questo ciascuna di noi dovrebbe sentirsi in diritto di cercare un secondo parere o anche cambiare ginecologo, se necessario. L’alleanza terapeutica tra medico e paziente è fondamentale: si tratta di un rapporto di fiducia che può aiutare le donne a sentirsi ascoltate e supportate nel loro percorso di benessere.
Abbiamo parlato di questi aspetti importanti con la dottoressa Alessandra Di Lillo, che riceve a Roma, ginecologa esperta in menopausa, che ci ha spiegato come un dialogo aperto e sincero sia il primo strumento per garantire l’aderenza ai trattamenti e ottenere risultati concreti.
L’alleanza terapeutica: perché è così importante?
L’alleanza terapeutica è fondamentale e assume sempre più valore nella nuova medicina basata sul benessere del paziente a 360° – spiega la dottoressa Di Lillo – Quando si affrontano tematiche intime come quelle legate alla menopausa e alla sessualità, è essenziale che il dialogo con il medico sia libero e privo di imbarazzi.
L’importanza del trattamento precoce: già dalla comparsa dei primi disturbi è importante parlare con il ginecologo. Un intervento rapido può frenare l’Atrofia Vulvo Vaginale e restituire il benessere rapidamente.
Purtroppo, sappiamo che il tempo che un ginecologo può dedicare alle pazienti è spesso limitato per mille fattori, sia nel Servizio Sanitario Nazionale che nell’ambito privato. Noi ginecologi in primis dovremmo avere la consapevolezza e la formazione adeguata a non precludere un’attenzione particolare allo stato d’animo della paziente, che può fornire segnali importanti su condizioni che non vengono esplicitamente raccontate per vergogna o emotività. Un ascolto attivo empatico che ci porti al di là del disturbo prevalente, fino a indagare le reali condizioni.
Dobbiamo osservare le pazienti, leggere tra le righe delle loro parole e dei loro silenzi. Ogni ginecologo ha il proprio approccio, ma nella ginecologia moderna un’attenzione maggiore alla comunicazione è imprescindibile.
Quando il ginecologo può fare la differenza
Non tutte le donne si sentono a proprio agio nel parlare di sessualità o di disturbi intimi. Alcune preferiscono cambiare ginecologo, magari passando da un uomo a una donna, perché si aspettano maggiore empatia e comprensione. Ma anche quando la ginecologa è donna, avere pazienti che si esprimano in modo aperto e schietto non è sempre scontato.
D’altro canto, non è solo un problema di “localizzazione” dei disturbi. È chiaro che la sfera intima si sente come un terreno più privato, ma è vero anche che, spesso, l’Atrofia Vulvo Vaginale viene scoperta tardi perché le pazienti non collegano alcuni disturbi alla menopausa. Arrivano da noi per cistiti ricorrenti, senza immaginare che possano essere un segnale di Atrofia Vulvo Vaginale. Così, se non apro io il discorso sulla secchezza, sul dolore nei rapporti, molte donne non ne parlerebbero mai. Ecco perché il medico deve saper porre le domande giuste, al momento giusto.
L’Atrofia Vulvo Vaginale, inoltre, non riguarda solo la sessualità: va trattata sempre, perché può impattare il benessere generale della persona. E oggi esistono trattamenti efficaci che possono migliorare notevolmente la qualità della vita.
L’importanza dell’aderenza al trattamento
Esistono molte opzioni terapeutiche per trattare i disturbi della menopausa, ma ciò che fa davvero la differenza è la costanza nel seguirle. Una volta individuato il trattamento più adatto, deve essere seguito nel tempo previsto e se la paziente non lo porta avanti, il risultato sarà nullo o scarso.
È importante che il ginecologo faccia le domande giuste e ascolti le preferenze della paziente sul trattamento: ecco perché è importante scegliere un professionista specializzato in menopausa.
Questo fatto ovvio per molti aspetti, però, sottintende l’aspetto consulenziale della visita ginecologica che diventa essenziale: spiegare come funzionano i trattamenti e cosa aspettarsi può aiutare le pazienti a sentirsi più sicure e motivate. E soprattutto, permette loro di scegliere la soluzione che meglio si adatta alle loro abitudini e preferenze. Qui la donna dovrebbe essere sempre proattiva, quindi esorto tutte le lettrici a chiedere sempre spiegazioni e ad esprimere la propria opinione sincera sulle modalità dei trattamenti che vengono proposti dal ginecologo.
Quali sono i trattamenti disponibili?
Ogni donna è diversa, e per questo il trattamento deve essere personalizzato. Se oltre alla secchezza e al dolore la paziente presenta anche disturbi vasomotori (vampate, insonnia, irritabilità), potrebbe essere necessario un approccio più globale. Se invece il problema è circoscritto alla sfera intima, si può optare per una terapia più mirata.
Solo una diagnosi attenta può indicare la soluzione giusta che a volte si ottiene con una combinazione di trattamenti.
Ma non tutte le pazienti sono disposte a seguire determinate routine: ad esempio, alcune donne non sono disposte ad applicare creme o usare ovuli, altre non hanno il tempo o possibilità di sottoporsi a trattamenti ambulatoriali ricorrenti. Tra le opzioni più agevolmente accettate, sicuramente c’è il trattamento orale, ormonale o non, ma anche qui alcune donne potrebbero essere restie, specialmente se assumono già altri farmaci. Ecco perché è fondamentale indagare le preferenze della paziente: solo così possiamo garantire una reale aderenza al trattamento.
Cosa succede se il trattamento funziona?
Se il trattamento viene seguito con costanza dalla paziente, di solito, i primi risultati si possono apprezzare già dopo i primi 3 mesi. Ci sono anche delle pazienti che in poche settimane ritrovano il loro benessere intimo e sessuale, ma moltissimo dipende dalla situazione di partenza e questo è un altro motivo per il quale una visita sin dai primi disturbi è sempre consigliata.
Purtroppo, molte donne arrivano dal ginecologo solo quando il problema è già molto avanzato: in questi casi, il percorso di recupero può essere più lungo, ma non impossibile. Ho avuto pazienti che hanno sopportato dolori e fastidi per anni, eppure, con il giusto trattamento, sono riuscite a recuperare una qualità di vita che pensavano perduta.
Anche nelle situazioni più critiche, come nei casi di stenosi vaginale severa, cioè nella situazione in cui la vagina si restringe letteralmente, rendendo complicata anche la visita con lo speculum, con tempo e costanza si possono ottenere ottimi risultati. Ho delle pazienti ottantenni che ancora oggi hanno una vita sessuale attiva, grazie a trattamenti mirati iniziati per tempo.
E se non funziona? Può capitare che un trattamento non funzioni: il medico deve sempre controllare e misurare – per quanto possibile – i risultati ottenuti sia in modo oggettivo, sia in base ai feedback della paziente. Per fortuna le opzioni sono tante: se non funziona si può provare una strada diversa.
Conclusione: il primo passo è parlarne
Se hai notato cambiamenti nella tua sfera intima e ti riconosci in alcune di queste problematiche, non aspettare. Parlare con un ginecologo esperto è il primo passo per trovare una soluzione e migliorare la qualità della tua vita. L’alleanza terapeutica tra medico e paziente è la chiave per un trattamento efficace e su misura per te.
Come conferma la dottoressa Di Lillo: “Dobbiamo ascoltare le pazienti, porre le domande giuste e offrire soluzioni reali. Perché stare bene è possibile, a qualsiasi età”.