Le sale ospitano un’altra pellicola dedicata “all’innamoramento over”. Abbiamo raccontato in anteprima il nuovo film di Virzì “Ella&John” e oggi invece ti segnaliamo un altro piccolo gioiello della letteratura che si è trasformato in suoni e immagini.
Se in “Ella&John” i protagonisti sono marito e moglie che ritrovano la passione, qui siamo di fronte a qualcosa di ben più coraggioso.
Sì, perché Addie e Louis, i protagonisti del libro di Haruf e del film omonimo, “Le nostre anime di notte”, disponibile in streaming su Netflix Italia dal 29 settembre 2017, sono semplici vicini di casa e non hanno legami legali. Il loro è un rapporto di amicizia, anzi forse meno: è quello di due persone che da una vita si dicono “buongiorno” per via del fatto che il loro portone affaccia sullo stesso pianerottolo.
Addie e Louis hanno superato i 60 anni e sono rimasti soli. Sono entrambi vedovi. Nel film che è stato presentato a Venezia i personaggi sono interpretati da due grossi calibri del cinema mondiale: Robert Redford e Jane Fonda che alla veneranda età di 81 e 79 anni hanno dimostrato, oltre che di essere invecchiati splendidamente, di avere ancora tanto da dire al mondo.
I campi e controcampi con cui li vediamo a confronto fanno impressione e a tratti rendono difficile scindere l’immagine dei due Leoni d’Oro alla Carriera di Venezia 74 (alla loro quarta pellicola insieme dopo “La caccia” di Arthur Penn, “A piedi nudi nel parco” e “Il cavaliere elettrico”) dai due vedovi preoccupati principalmente di “superare la notte”. Una necessità che diventa lo spunto per una riflessione più ampia e per l’ennesima conferma di quanto la vita non si possa mai ritenere al capolinea.
Trama del film
Louis Waters, vedovo con la vocazione del cruciverba, abita da sempre accanto a Addie Moore, vedova determinata a farne il “compagno di letto”. Perché le notti, a una certa età, possono essere davvero troppo lunghe. Una sera come tante, Addie bussa al vicino a cui propone di dormire insieme e raccontarsi. Louis accetta, prima cauto, poi curioso, poi appassionato perché la vita accanto a Addie è ogni giorno nuova. La visita del nipotino Jamie, consegnato alla nonna da un padre in crisi, gli allaccia in una relazione più profonda che volge l’affetto in sentimento.
Si può restare sole, ma la cosa non deve far paura
Ricominciare una storia d’amore è una delle cose più difficili per una donna matura.
Oggi molte relazioni finiscono perché uno dei due (per qualsiasi motivo) decide di mettere un punto. Non ci si stupisce più di tanto per una separazione o un divorzio, anche dopo tanti anni di matrimonio.
I casi sono diventati così tanti (il 12% del totale dei divorzi secondo l’Istat) che è stata coniata addirittura l’espressione “gray divorce”, il divorzio grigio, per quelle coppie che decidono di prendere due strade differenti alle soglie della terza età.
Ma l’azione veramente dura è andare a capo.
Anche perché in Italia nel 60% dei casi a chiudere il legame di una vita è soprattutto l’uomo. “Il cliché del marito colpito dalla sindrome di Peter Pan che si invaghisce di una ragazza molto più giovane è una realtà” dice Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti. La legge sul divorzio breve ha dato una forte spinta al fenomeno: con i figli grandi, già maggiorenni, separarsi è diventato più semplice e le coppie che prima stavano insieme per paura dei tempi lunghi e delle conseguenze familiari adesso osano di più.
Anche le donne, però, possono osare di più e non aver paura di ricominciare.
“Se una signora si separa a 65 anni e ha un’aspettativa di vita di 85, significa che ha davanti a sé ancora due decenni, un quarto della sua esistenza. Non è poco”. Lo dice Paola Di Nicola, docente di Sociologia della famiglia all’università di Verona e autrice del saggio Famiglia: sostantivo plurale (Franco Angeli) in un’intervista al settimanale Donna Moderna: “Quando queste donne si sono sposate il matrimonio era un legame inscindibile, lo scopo della vita. Adesso si guardano intorno e notano che la società è cambiata: le nozze non sono un vincolo eterno ma il luogo dell’amore, quindi se quest’ultimo manca si può scioglierlo senza tabù anche in tarda età. Non dimentichiamo, poi, che i settantenni sono l’ultima generazione con una buona pensione: sono tranquilli economicamente e possono ricominciare da capo”.
La storia lo conferma: c’è sempre spazio per l’amore
Proprio come accade nella storia del film “Le nostre anime di notte”, le nuvole più cupe in una storia d’amore che ricomincia dopo i 60 anni sono portate da figli e parenti.
Diversamente nella coppia ci può essere una vera intesa, uno spirito che mai, in amore, si era avuto a 20 o 30 anni.
Lo racconta bene proprio Jane Fonda in una intervista sul film: “Durante A piedi nudi nel parco non riuscivo a staccare le mani di dosso a Robert – confessa l’attrice – sono due film che hanno una dinamica che presenta delle analogie estremamente divertenti: è lei che prende l’iniziativa e lo incoraggia, mentre lui rimane indietro. Abbiamo coronato il nostro lavoro in tutti questi anni con questo racconto sulla sensualità e sessualità che continua anche da anziani. L’ho baciato a 20 anni e ora a quasi 80, vivere con questo approccio è divertente. A quest’età non hai più niente da perdere, anche se la pelle non è più così soda, ma conosci meglio il tuo corpo e non hai paura di chiedere quello di cui hai bisogno, per cui credo che l’amore migliora; il sesso nel film non si vede mai, ma è meraviglioso desiderare ancora una vita sessuale insieme”.
Sicuramente ci vuole molto coraggio – o disperazione – per rompere una routine, per riaprire una agenda dalle pagine incollate dal tempo, per tornare a fare i conti con qualcun altro che non siamo noi, con il pensiero che va, con il batticuore.
“But let it go“, nel senso di “lasciamo che la cosa faccia il suo corso”, consiglia a Redford la sua vicina, perché la vita è breve.
Il segreto è lasciare spazio, dentro di te, alle passioni
Dopo una delusione vissuta da adulti non sempre c’è la disponibilità emotiva e mentale di lasciarsi “scombussolare” la vita nuovamente da un altro rapporto, da un altro amore. Sì, perché una passione, anche a 50 anni, fa sentire i suoi scossoni, se tale è (e per fortuna!).
E siccome sappiamo bene che l’amore è soprattutto una questione di testa, quando non siamo disposte ad affrontare l’argomento sarà ben difficile che qualcuno riesca a fare breccia nel nostro cuore.
Dunque? Se hai paura di restare sola, se pensi che hai ancora una vita da vivere anche sentimentalmente, se sei d’accordo nell’affermare che la menopausa è una questione biologica ma non è assolutamente una malattia che ti preclude una relazione completa e piena, è arrivato il momento di lasciare spazio dentro di te alle passioni semplicemente accettando che potrebbe accadere di nuovo.
Molte donne sono frenate dall’arrivo della menopausa soprattutto quando si parla di una relazione nuova. Questo perché i disturbi e i fastidi possono diventare impedimento a un rapporto soddisfacente e contemporaneamente possono portare a situazioni di disagio quotidiano tali da far desistere, a volte.
Se ti trovi in questa situazione leggi la storia di Marta ->
Perché rinunciare a sensazioni positive, di benessere, di soddisfazione, di passione quando può essere sufficiente una visita dal ginecologo per risolvere dubbi e disagi?
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379