A volte ti fanno notare qualcosa che t’è sfuggito, e allora si insinua in te il dubbio che forse l’età possa essere responsabile di un disturbo della memoria. Ma è vero? Quali sono i reali collegamenti tra capacità di ricordare e età?

Il primo compito di una buona memoria
è saper dimenticare.
(E. Montale)

Questo articolo è stato elaborato in collaborazione con il nostro staff medico-scientifico

Mentre parli, tutt’a un tratto, non ricordi più cosa stavi dicendo, oppure fai confusione con i numeri di telefono e con i nomi delle persone. Poi magari succede che i figli iniziano a fartelo notare e, se questi “vuoti” di memoria si ripetono con frequenza, anche nella più banale quotidianità, inizi a preoccuparti perché “la testa non ti assiste più”.

È proprio così?

La menopausa c’entra qualcosa nella diminuita capacità di ricordare le cose?

Se vuoi sciogliere qualche dubbio e saperne di più questo è l’articolo giusto per te.

Disturbi della memoria e menopausa: c’è un collegamento?

La variazione degli equilibri ormonali fisiologica in menopausa può avere ripercussioni anche a livello cerebrale.

Secondo uno studio della Harvard Medical School di Boston, pubblicato nel 2017 sul Journal of Neuroscience, “i cambiamenti ormonali che si verificano al variare dello stadio riproduttivo di una donna, in particolare il crollo della produzione di estrogeni, possono avere un impatto negativo sulla funzionalità del cervello e peggiorare alcuni processi cognitivi come appunto la memoria, come lamentano quasi due donne su tre”.

Sappiamo, inoltre, che gli estrogeni e il progesterone, oltre ad essere gli ormoni che nella vita fertile regolano il ciclo riproduttivo della donna, hanno un ruolo importante anche in altri meccanismi psico-fisici, come la stabilità emotiva e il corretto alternarsi del ritmo sonno/veglia.
Per questi motivi si intuisce facilmente che sbalzi d’umore e disturbi del sonno (che portano stress, stanchezza, irritabilità) possono avere un impatto anche sulla memoria.

Disturbi della memoria e menopausa: lo stress conta

La risposta del corpo a un momento pur fisiologico e normalissimo nella vita della donna può passare attraverso un processo di adattamento alla nuova condizione che per alcune donne può essere più difficoltoso.

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Negli anni della menopausa la donna passa attraverso fasi più faticose per la mente e per il corpo, che devono riadattarsi continuamente a equilibri ormonali mutati.

Inoltre, alcuni disturbi tipici come la possibile insonnia spiegano la comparsa di momenti di maggiore stress e fragilità.

Anche altri disturbi comuni della menopausa possono incidere sulle capacità cognitive in modo indiretto. Ad esempio:

Ecco che in certi stati emotivi è possibile che la mente non sia più tanto fresca e lucida.

Disturbi della memoria in menopausa: quali sono le valutazioni da fare?

Fino a che si tratta soltanto di affaticamento, che può incidere sulla mente rendendo più labile la memoria, non c’è da preoccuparsi. La buona notizia è che gradualmente, con il passare del tempo, molti disturbi della menopausa si risolveranno da sé.

Disturbi della memoria in menopausa: più sei attivo, meno perdi

Dunque puoi stare tranquilla: il calo di memoria che può manifestarsi durante la menopausa e nei momenti di stress è fisiologico e legato a questa specifica fase della vita.

Ciò di cui hai bisogno è solo recuperare un po’ di tranquillità e mantenere allenata la mente con attività quotidiane e piacevoli come la lettura di un libro, della tua rivista preferita, del giornale, oppure ascoltare musica, fare attività sportiva leggera, imparare qualcosa di nuovo che è la soluzione migliore per qualsiasi stato di momentanea impasse dell’umore.

Oltre ciò è importante mantenere una buona alimentazione e una dieta variegata e sana, ricca di alimenti di stagione, freschi e saporiti.

Una vita attiva e stimolante è sinonimo di memoria efficace anche per la scienza: «Il concetto di base è che alcune aree del cervello sono particolarmente sensibili all’invecchiamento, altre più resistenti ed altre ancora continuano a maturare» spiega il professor Stefano Cappa, docente di Neuroscienze alla Scuola superiore Iuss di Pavia. «Il processo di perdita è inevitabile, ma maggiore è la riserva cognitiva – l’aver molto studiato, letto, avere continuato una vivace vita sociale e ad accumulare esperienze – più alto è il margine di difesa dal decadimento cognitivo, ma anche dalle malattie fisiche». (fonte Fondazione Veronesi).

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