Uno stato di malessere emotivo può essere talmente profondo e prolungato da diventare anche una manifestazione fisica dolorosa? La scienza dice di sì, anche per quel che riguarda il dolore intimo: la dispareunia può essere strettamente legata alla mente oppure cioè avere un’origine fisica e diventare un disagio psicologico.

“Il dolore che non sfoghiamo con le lacrime può far piangere altri organi”
(Francis J. Braceland)

Alla stesura di questo articolo hanno collaborato i nostri specialisti

Un periodo di grande stress, ed ecco che il venerdì sera, al momento di staccare per il weekend, compare un gran mal di testa. Solo una coincidenza? In altri casi quando ci sono situazioni di tensione è il torcicollo a dare noie: ti irrigidisci, ti blocchi e sei piena di dolori. Solo sfortuna?

In generale: sappiamo che dolore e emozioni sono connessi tra loro ma è difficile stabilire esattamente come. Non sappiamo cioè come e perché il dolore possa peggiorare delle situazioni emotivamente difficili né come avviene il contrario, e cioè quando un malessere o un disagio si trasformano in dolore fisico.

Dolore e influenza della mente

L’origine psicologica del dolore è un argomento che interessa la cultura occidentale da relativamente poco tempo, poco più di mezzo secolo. Nella cultura orientale, invece, la questione del benessere personale è stata posta al centro di un concetto più generale, che coinvolge anche ambiente, relazioni, soddisfazione. Le cosiddette discipline olistiche, cioè quelle che interessano l’intero ecosistema del corpo, sono nate molti secoli fa e oggi sono sempre più riconosciute e praticate perché la connessione tra benessere fisico e libertà dal dolore è sempre meno misteriosa.

D’altro canto è decisamente semplice individuare la componente sensoriale del dolore visto che proprio il dolore è a tutti gli effetti un’esperienza che riguarda le emozioni e che le mette in primo piano. Non a caso “gli studi psicologici degli ultimi 50 anni hanno portato all’introduzione del concetto di dolore come esperienza multidimensionale in cui fattori etnici, culturali, sociali e religiosi possono interagire con la componente sensoriale e la psiche dell’individuo per generare un’esperienza unica e complessa” (Marco Lacerenza, Dipartimento di Neuroscienze Cliniche Ospedale San Raffaele Turro, Milano, Psychogenic Pain, Review).

Più semplicemente: il dolore è una manifestazione che si sviluppa e si identifica attraverso tantissimi fattori differenti e che riguarda tanto il corpo quanto la mente.

Il dolore provoca emozioni negative?…

Se esiste uno stimolo doloroso, generalmente esiste una contropartita psicologica che si ciba di ciò che la corteccia cerebrale registra. Un dolore continuo e costante provoca malessere psichico, si genera un flusso di emozioni negative che possono provocare più dolore e abbassare la soglia della sopportazione.

Un dolore può rendere nervosi, può preoccupare, può generare un circolo vizioso che conduce ad altro dolore: “In tutti i pazienti con dolore cronico si osservano reazioni psicologiche comuni quali: depressione, ansia, rabbia e frustrazione” (Lacerenza, opera citata).

Un chiaro esempio di tutto ciò è il parto, evento doloroso per eccellenza, nel quale la componente psicologica può realmente fare la differenza.

Il dolore è antecedente alla questione psicologica, c’è in ogni caso, ed è fisiologico in ogni donna. Tuttavia le esperienze soggettive raccontano di una grande variabilità del “dolore”. È solo una questione di capacità di sopportazione e di “soglia del dolore”?

Generalmente no: se l’evento viene affrontato con ansia e paura, queste emozioni possono generare rigidità muscolare: esattamente l’opposto di ciò che è funzionale alla dilatazione dell’utero. Ecco che “il corpo rema contro se stesso” contribuendo a rendere il travaglio più lungo e più doloroso.
Se invece la componente ambientale, la cultura, le credenze della donna che si avvicina al parto, la conducono verso una situazione di comfort mentale, ecco che il dolore naturale e fisiologico del travaglio può svolgere la sua funzione senza impedire il rilassamento e il flusso di emozioni positive che rendono tutto più fluido e veloce.

…Oppure le emozioni negative provocano dolore?

Così come la storia dell’uovo e della gallina, però, c’è anche una direzione contraria al flusso che abbiamo appena descritto, e cioè quando sono le emozioni negative a generare dolore.

Una connessione diretta fra psiche e dolore che si ritrova ad esempio nel folklore popolare: pensiamo al “malocchio” o alle “fattucchiere” in grado di generare dolori in altre persone con il solo potere del condizionamento. Così si ritrova lo stesso meccanismo anche nella tradizione Voodoo africana o sudamericana e in chissà quante altre tradizioni popolari di tutto il mondo.

La psicologia moderna, dopo test e studi scientifici, ha addirittura elaborato un elenco di caratteristiche cliniche specifiche di un dolore generato da un condizionamento emotivo, da un disagio psicologico o da qualcosa che non riguarda direttamente una patologia fisica:

  • Il dolore inizia all’improvviso e aumenta nel tempo
  • Il dolore non si allevia con cambiamenti della postura o con il movimento
  • Le conseguenze del dolore, il disagio avvertito, è sproporzionato rispetto al disturbo clinico che si è evidenziato
  • Presenza di altri disturbi, specialmente legati alla sfera sensoriale (intorpidimento degli arti o disagi tattili, vista disturbata, modificazioni del gusto o dell’olfatto, acufeni o disturbi all’udito)

Dolore intimo (dispareunia): quanto è legato alla psiche?

Entriamo qui in un territorio davvero multidimensionale, come dice Lacerenza, visto che parlando di dispareunia trattiamo d’amore, di intimità, di sfera affettiva ma anche di un organo specifico e complesso del nostro corpo che ha una rilevanza medica e che può essere oggetto di problematiche che generano dolore.

Chiarito che non parliamo di una manifestazione psicosomatica e cioè che questo tipo di dolore esiste per davvero, bisogna però essere altrettanto schietti nel dire che molto spesso il fatto che il dolore si presenti in un momento psicologicamente delicato come la menopausa, ha la sua importanza.

Il dizionario elaborato dal Centro di Psicologia Clinica e Sessuologia di Roma, infatti, esclude l’origine psicologica della dispareunia se compare dopo una diagnosi di Atrofia Vulvo Vaginale ma contempla l’ipotesi che tutta la sintomatologia potrebbe peggiorare proprio perché inquadrata in un contesto di tensione e di rapporti di coppia che possono diventare più difficili a causa di un cambiamento complesso come la menopausa.

Il fatto di vedere il tuo corpo che cambia, il tuo umore che si modifica, di avere piccoli disturbi frequentissimi in menopausa (secchezza vaginale, piccole perdite, etc), qualche piccolo acciacco segno del tempo che avanza e di vedere il sesso come un argomento ormai distante (anche se così non dovrebbe essere), possono aumentare la tensione e peggiorare le cose.

Dolore e psiche: la soluzione è nell’amore e nell’ascolto di se stesse

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In questo articolo abbiamo cercato di spiegare in modo semplice e breve un universo assai complesso che lega a doppio nodo l’universo corporeo e fisiologico con quello del pensiero.

È chiaro che per far fronte a ogni manifestazione di disagio che arrechi dolore occorre una riflessione medica specialistica. Ecco perché, se ti trovi ad affrontare le scomode conseguenze della dispareunia (calo del desiderio, discussioni con il partner, dolore in sé, altri disturbi connessi) devi ascoltare ogni messaggio che il tuo essere ti lancia e prestargli la giusta  attenzione.

Ciò implica una visita dal ginecologo, chiara e schietta, nella quale tu possa raccontare senza timori ciò che ti accade. Ecco perché se ti senti in imbarazzo con il tuo storico medico, puoi chiedere un secondo parere oppure rivolgerti a un altro specialista (qui hai una lista di ginecologi vicini a casa tua).

Sentirsi a proprio agio con il medico e prendere sul serio i propri disturbi è il primo passo per stare meglio. Insieme a un percorso diagnostico, puoi affrontare anche un percorso psicologico per imparare a innescare un processo di trasformazione dei tuoi disagi e dei tuoi dolori in qualcosa di diverso, per dare uno scopo al tuo cambiamento.

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