di Rossella Boriosi
Autrice del libro “Nega, ridi, ama. Diario tragicomico di una menopausa”, Giunti.
Ammettiamolo, ci sono cose peggiori di un’entrata turbolenta in menopausa: ad esempio, un’entrata turbolenta in menopausa quando sei una donna del 19esimo secolo. Se infatti oggi la medicina può offrire un ampio ventaglio di soluzioni per superare secchezze vaginali, instabilità umorali e vampate di calore, alle nostre progenitrici le cose non sono andate altrettanto bene. Leggere per credere
Il senso di Coach Angela per la menopausa
«Buongiorno, ragazze, ben ritrovate. Ricordo che lo scopo del gruppo è dare confronto e conforto reciproci per aiutarci a trovare le strategie migliori per vivere al meglio questa nuova e complicata fase della nostra vita: la menopausa. Oggi diamo benvenuto a Stella».
«Ciaaaao Stella. Vieni avanti, Stella, prendi posto nel cerchio, parlaci di te.»
«Ciao a tutte. Sono Stella, 51 anni, in menopausa conclamata da due. La domanda che vi faccio è: perché non ce l’hanno detto prima che sarebbe stata così dura? Ho la stabilità umorale di una tredicenne, il ritmo circadiano di un neonato e la barba di mio marito? Non capisco l’utilità di questi disturbi, a parte dell’ultima che serve a mimetizzarmi quando incontro qualcuno che non ho voglia di salutare.
Soffro di vampate di calore che mi fanno credere nell’autocombustione e ho da poco scoperto che il mio gatto, castrato, ha più estrogeni di me. Del sesso ho un ricordo vago: ieri ho cercato ispirazione in un film porno che mostrava l’uso alternativo di banane e zucchine, e cinque minuti dopo compilavo la lista della spesa. Infine, per venire qui ho preso l’ascensore. Cosa c’è di strano, direte voi. Assolutamente nulla, sennonché ho scoperto che la musica ribelle della mia gioventù è diventata sottofondo melodico per sale d’attesa, così adesso sono depressa e quando mi deprimo arrivano le caldane. Posso aprire la finestra?»
Mentre Stella espone le sue lamentazioni, Coach Angela ha già raggiunto il livello Defcon2. Lei le odia, le lagne, e più di tutte odia quelle delle signore in menopausa. Davvero una pessima scelta di carriera la sua.
Trattamenti estremi per la menopausa nell’800 e primi del ‘900
«Avrebbe potuto andarti peggio» dichiara Coach Angela con un sorriso che le fa brillare i canini. Il suo punto di vista è che sia inammissibile, nel nostro secolo, nella decadente società occidentale, con tutte le conquiste ottenute in campo medico, soffrire per disagi che è possibile superare più facilmente grazie all’aiuto del ginecologo. “Dunque se stai male è colpa tua”, le avrebbe voluto dire Coach Angela, “che non ti sei data da fare per trovare una via d’uscita”. Coach Angela è convinta che il suo ruolo consista nello sminuire i problemi delle persone che le si affidano affinché queste, esasperate, si sbrighino a trovare un rimedio pur di sottrarsi al suo giudizio.
«Ad esempio» – continua implacabile – «avresti potuto essere in menopausa nell’Ottocento. Questo avrebbe significato due cose: che la longevità ti aveva permesso di sopravvivere alle coetanee e che ti aspettava la fase peggiore della tua vita. Tra l’Ottocento e i primi anni del Novecento, infatti, i medici hanno volto il loro sguardo sulla menopausa, ritenuta una condizione patologica tremendissima e invalidante, e sperimentato le prime terapie contro i disagi che ne derivavano. Se avessi avuto l’ardire di lamentarti per l’insonnia, le vampate di calore, i dolori articolari e la musica da ascensore, avresti potuto trovarti a bere il succo filtrato dell’estratto ghiandolare di porcellini d’india – sì, hai capito bene – considerato un rimedio validissimo per l’isteria e la debolezza derivante dall’età. E adesso dimmi, Stella: ti senti isterica?»
Stella posa su di noi uno sguardo interlocutorio a cui rispondiamo con piccoli cenni per suggerirle di annuire condiscendente.
«Un po’», balbetta.
«Risposta sbagliata. Devi sapere che le più disperate delle nostre progenitrici si sono offerte volontariamente come cavie di una medicina sperimentale a cui oggi guardiamo con orrore, ma che ci ha consentito di godere di una pluralità di rimedi che adesso ci permettono di vivere una vita piena e soddisfacente, di migliorare l’idratazione dei tessuti vaginali sfaldati dall’AVV, di aumentare il desiderio, stabilizzare l’umore e rassodare il seno.
Oggi possiamo parlare con il nostro ginecolo e farci guidare nella scelta di percorsi a noi più congeniali. Ma solo un secolo fa confessare di sentirsi stanche, insoddisfatte e piene di malesseri – in altre parole, isteriche – poteva comportare rimedi tremendissimi quali, ad esempio, contrarre matrimonio per consentire di espletare quella che veniva chiamata “evacuation sexuelle”.
Nessuno pensava che l’isteria fosse la naturale conseguenza di una vita faticosa passata nei campi o dentro le mura domestiche, e veniva invece riferita a disordini legati all’apparato genitale femminile. Il termine stesso, “isteria”, deriva dal greco Hystera, utero, perché già nell’antica Grecia si credeva che sintomi di questo tipo fossero dovuti allo spostamento dello stesso all’interno del corpo feminile.
I trattamenti più in uso per alleviare i disagi della menopausa e far cessare il cosiddetto parossismo isterico prevedevano l’assunzione di sostanze oppiacee che sedavano la donna e la portavano a diventarne dipendente, mentre le prime rudimentali terapie ormonali prevedevano la somministrazione di succhi filtrati di ovaie o di testicoli essiccati di animali.
Se poi i disturbi che precedevano la menopausa erano particolarmene violenti, con emorragie intense e prolungate, le cure potevano includere l’assunzione di arsenico ed ergotina, un estratto di segale cornuta usato come antiemorragico, sino ad arrivare a rimedi più estremi quali tappi vaginali e iniezioni di ghiaccio in vagina, due volte al giorno.
E poiché si credeva che le mestruazioni fossero comunque necessarie per liberare il corpo femminile dalle tossine, per trattare i disturbi derivanti dalla loro assenza si tentava di riavviare la fuoriuscita di sangue applicando sanguisughe sui genitali o praticando altre forme di salasso. La letteratura medica dell’epoca racconta che, in effetti, dopo questi trattamenti le donne dichiaravano di sentirsi meglio – e lo avrei fatto anch’io, pur di fuggirvi.
Alle donne del Novecento andò un po’ meglio. Agli inizi del secolo scorso cominciarono i primi esperimenti per tentare di alleviare i sintomi della menopausa attraverso il trapianto di ovuli umani, nel tentativo di invertire l’infertilità. Si stava iniziando a capire che c’era una sostanza importante nelle ovaie, ma ci sono voluti anni per arrivare alle soluzioni che abbiamo a disposizione oggi.
E dunque, Stella, che ne dici: sei ancora triste per la sorte delle hit della tua giovinezza?»
Stella si guarda attorno sempre più allarmata, noi facciamo le vaghe e intanto scuotiamo leggermente la testa come a suggerirle di dire di no
Ti arrendi ai disagi della menopausa? “È solo colpa nostra”
«E pensa che ho accennato solo all’aspetto medicale della menopausa tralasciando quello sociale, altrimenti avrei dovuto parlare della misoginia e della superstizione con cui per secoli si è guardato a questo periodo, seppur fisiologico nella vita di ogni donna. Per le nostre progenitrici la menopausa era l’anticamera della fine e ufficializzava il termine della vita sessuale, della bellezza, della femminilità. Insomma, è colpa nostra se ancora oggi viviamo così male l’ingresso in questa fase delle nostre vite?»
Rimaniamo in silenzio facendo segno di no con la testa – Stella con più veemenza delle altre.
«Però è colpa nostra se ci arrendiamo ai disagi che ne conseguono. Se è normale che un cambiamento ormonale così importante si rifletta sul nostro umore e comporti un cambio di passo, costringendoci a ridefinire le priorità e la nostra stessa identità, rimanere passivamente in attesa che i problemi si risolvano da soli non va bene, non va affatto bene. Siete d’accordo?»
Annuiamo in silenzio e con convinzione, Stella tenta di urlare «Ha ragione!» ma la voce le muore in gola, bloccata dallo sguardo severo della Coach.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379