di Rossella Boriosi
Autrice del libro “Nega, ridi, ama. Diario tragicomico di una menopausa”, Giunti.

Si può essere belle nonostante – oppure “grazie a” – la menopausa? Certo che si può, basta intendersi sul concetto di bellezza: se si prende a paradigma l’ideale estetico contemporaneo basato sui diktat delle sorelle Kardashian – sopracciglia tatuate, labbra pneumatiche, pelle sintetica e capelli plasticosi – potremmo non rientrare nel campionato. Ma davvero vogliamo somigliare a una foto statica e fotoscioppata?

Perché non recuperare la morbidezza, il movimento, l’espressività? «Ho voluto liberare le donne dall’idea dell’eterna giovinezza e perfezione, perchè quell’ideale di bellezza artificiosa promossa dalla società è un obiettivo irraggiungibile» ha detto di recente il fotografo della bellezza Peter Lindbergh. Ecco allora che l’età, anche quella di passaggio qual è la menopausa, può esprimere una nuova forma di bellezza stropicciata, vissuta, autentica e finalmente libera.

La bellezza in menopausa sta nella trasformazione

Sarà forse per colpa del deficit cognitivo da menopausa se non riesco a ricordare cosa ho mangiato a pranzo mentre ho chiarissimi episodi senza alcuna importanza occorsi molti anni fa.

Ad esempio ricordo che una volta, sfogliando una rivista femminile, inciampai nell’intervista di un ragazzo che commentava una mostra fotografica sulle grandi attrici del passato, icone del cinema che si mostravano spavalde alla telecamera senza filtri né trucchi di scena. “Ho visto la bellezza dove non pensavo di trovarla” dichiarava stupefatto, e così anch’io mi ero avventurata nella gallery di ritratti in bianco e nero dove trionfavano i volti di donne che avevano rappresentato il sogno erotico di un’epoca.

Non le trovai belle, o meglio: non più di quanto non fossero sullo schermo. Di fatto erano le stesse di sempre, solo leggermente invecchiate, cristallizzate in un’età indefinita e vagamente inquietanti, un po’ come quando i truccatori, per esigenze di scena, trasformano un attore appiccicandogli addosso del silicone e dandogli un aspetto tecnicamente perfetto, ma improbabile.

Dunque – mi domandai -, essere belle nell’età matura (in realtà pensai: “da vecchie”) significava mantenere il più possibile l’aspetto che si aveva da giovani? Se era così, quella bellezza era destinata prima o poi a sparire per trasformarsi in… Già, in cosa?

La menopausa aiuta la psiche e l’ego (anche quando non sembra)

«Diciamo subito che bisogna fare dei distinguo: ci sono le donne, e poi ci sono le Dee. Queste ultime sono immortali per definizione, altrimenti non si spiega come facciano a farsi scivolare addosso gli anni mantenendo lineamenti compatti e corpi tonici e sfidando la legge di gravità che, in quanto legge, dovrebbe valere per tutti e invece per loro non vale.

Le Dee sono caratterizzate dalla capacità di invecchiare con grazia senza diventare la caricatura delle ragazze che sono state. Potremmo chiamare le appartenenti alla categoria “le Sharon Stone” e sono poche, pochissime. Di solito sfilano sul red carpet, ma capita di trovarne anche in fila alle casse del supermercato»

Francesca sa tutto. Quando parla, ascolto annuendo in trance.

«Le donne normali invece, be’, loro invecchiano. Quando entrano in menopausa i  loro corpi si allargano, i lineamenti collassano, i capelli diradano, l’adipe aumenta mentre il tessuno vaginale no, quello si assottiglia e rende i rapporti dolorosi. Ti ho depressa?»

Un po’.

«Perfetto, la depressione in menopausa fa bene: mette a fuoco le urgenze, aiuta a evolvere e permette di uscire dalla versione precedente di noi stesse. Insomma la depressione in menopausa è funzionale alla trasformazione, che si tratti di vita o di aspetto esteriore, e la trasformazione ha sempre una valenza positiva.

E ti dirò, secondo me serve anche a liberarci da aspettative irrealistiche sul nostro aspetto. L’ideale estetico contemporaneo è esasperato, tende al turgore estremo e alla fissità: le sopracciglia vengono tatuate, le fronti immobilizzate dal botulino, i lineamenti rialzati chirurgicamente, le tonalità della pelle uniformate, le rughe spianate. Non siamo più donne, siamo avatar. Ma, dico io, si può ragionevolmente desiderare – alla nostra età, poi – di somigliare a creature realizzate con programmi di computer-grafica? Lo sai cosa pensa degli attuali canoni di bellezza Peter Lindbergh, il fotografo che per tre anni ha firmato il Calendario Pirelli?»

Lo ignoro, Francesca. Ma so che tu mi illuminerai.

Trova un esperto

«Ha dichiarato di voler riportare i corpi alla loro autentica bellezza scegliendo di ritrarre donne di ogni età e non ritoccate e opponendosi in maniera netta al canone estetico imperante in cui “donne perfette e orrende hanno tolto ogni segno dal volto e dal corpo.” Lindbergh si è detto sicuro che tra 100 anni, quando le persone del futuro vedranno cosa era per noi la bellezza, penseranno che eravamo pazzi. E poi c’è dell’altro.»

Sono tutta orecchi, Francesca.

«È che sono stanca di guerra. Della guerra contro i segni del tempo, dico. Da’ un’occhiata alle pubblicità dei prodotti di bellezza, sembrano inviti alla lotta. “Combatti le rughe”, “Ricarica le tue difese antiossidanti”, “Rinforza il collagene”, “Proteggiti dalle aggressioni diurne”, “Difenditi dai raggi solari”, “Attiva i principi ripatori” “Potenzia le funzioni antietà” “Sconfiggi il passare del tempo”. Un vero e proprio linguaggio militaresco e belligerante, per una guerra che ho alcun desiderio di combattere.

Ieri sono andata in profumeria e la commessa, quando mi ha vista, ha gridato Signora, il suo viso è pieno di discromie!, come se fosse colpa mia. Ragazzina, avrei voluto dirle, è già un miracolo che sia uscita viva dagli anni Ottanta: allora le discromie si sconfiggevano spolverando sul viso una terra arancione che ci regalava un aspetto marrone e traslucido, ma solo se si aderiva al movimento paninaro. Ai dark andava meglio, loro le combattevano a colpi di polvere di riso che donava un aspetto languido e malaticcio. Ma siccome sono sopravvissuta al trash degli anni Ottanta, al nichilismo dei Novanta e persino alla deriva New Age del Duemila, mi chiamo fuori dagli estremismi estetici di questa epoca piena zeppa di sorelle Kardashian.

Così, mentre la commessa elencava zelante i principi attivi dell’ennesima crema antietà, mi è diventato chiaro che alla luce di quello che avevo vissuto, e in previsione di quello che dovevo ancora realizzare, mi sarei data delle priorità, che la lotta contro i segni del tempo non rientrava tra le prime cento e che quell’ideale di bellezza libera da imperfezioni non era il mio».

Francesca, amica mia, non potrei essere più d’accordo. Il tempo ci viene presentato come un nemico da combattere e per farlo siamo pronte a innestare nei nostri corpi silicone, tossine, sieri, a iniettare collagene, a trafiggere il viso col dermaroller. Ma questo cosa c’entra con la menopausa?

Menopausa: diventare la versione migliore di noi stesse

«È un semplice sillogismo: se la bellezza è perfezione mentre la menopausa è trasformazione, ne consegue che la menopausa è antiestetica. Eppure la bellezza dovrebbe prescindere dall’età e includere parametri che comprendano espressività, intensità, movimento, segnali di vita vissuta. L’attrice Frances McDormand, ad esempio, mostra fiera i segni del volto perché raccontano la sua storia di donna e di attrice. E tralascio di citare quello che pensava delle rughe Anna Magnani, ché lo sappiamo tutte. Insomma, siamo davvero disposte ad assoggettarci a chi stigmatizza l’invecchiamento facendolo apparire come una menomazione anziché una normale, fisiologica evoluzione dell’essere umano?»

No, Francesca, per carità. Ma non ti arrabbiare.cos'è l'atrofia vulvo vaginale

«Pensa che la rivista Allure ha vietato il termine antiage. Non può più comparire nelle sue pagine, nemmeno nella pubblicità dei prodotti di bellezza. Perchè dovremmo essere contro l’età? L’età ci migliora, ci rende interessanti, libere, sicure, ci dona prospettiva, consapevolezza e autenticità. Le nostre priorità sono più chiare, sappiamo gestire le emozioni, ci importa meno di quello che pensa la gente. Io non voglio rinunciare alla mia età, né voglio pensare di essere meno bella adesso perché non sono più giovane.»

Francesca, sono d’accordo Ho sempre pensato che ci fosse una forte componente di discriminazione nel voler considerare gioventù e bellezza come valori assoluti. La discriminazione basata sull’età ha un nome, si chiama ageism, ed è socialmente accettata. Come la si combatte?

«Accettando il cambiamento e scegliendo di star bene. Io non voglio tornare alla bellezza della gioventù, ma andare avanti al meglio delle mie possibilità. Lo yoga mi ha aiutato a controllare gli aspetti emotivi di questa età, una buona crema ha restituito alla pelle la necessaria idratazione e un ginecologo competente mi ha suggerito un percorso per recuperare anche la mia vita intima. Le mie energie sono aumentate e adesso il mio progetto è diventare la versione migliore di me stessa. Esteticamente trovo di essere una cinquantenne migliore della trentenne che sono stata e il mio è un work in progress: non è questione di non accettare gli anni, ma di viverli al meglio del proprio potenziale.

Credo che sia la sola maniera per finire nella categoria delle Dee come, ad esempio, Judy Dench: un’attrice che da giovane era solo bella ma dalla menopausa in poi, signori miei, è diventata splendida

(*) Referenze

  • Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
  • Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
  • Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379

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