di Rossella Boriosi
Autrice del libro “Nega, ridi, ama. Diario tragicomico di una menopausa”, Giunti.
Secondo la letteratura scientifica, per menopausa si intende “la scomparsa definitiva delle mestruazioni dovuta all’esaurirsi dell’attività ovarica”. Dunque in menopausa non si hanno più le mestruazioni, altrimenti chiamate confidenzialmente “le rosse”, “le mie cose”, “quei giorni”, “l’Agnese”, “il marchese”- ma soprattutto – “le regole”. Ne consegue che la loro scomparsa renda sregolate. Avreste mai potuto pensare a un alibi migliore?
«Non vedo l’ora di diventare come te: zeppa di menopausa, indifferente al giudizio degli altri e incurante del mondo» confessa Sara, la mia giovane amica, con la confidenzialità che nasce da un paio di bicchieri di vino ben assestati.
Appannata dall’alcol e con le sinapsi rallentate dalla carenza di estrogeni, il cervello avvolto in una nebbia post-prandiale che permette di intuire il contorno dei pensieri senza riuscire a metterli a fuoco, rifletto sulle sue parole chiedendomi se possa considerarle un complimento. No, decisamente.
«Mi stai dando della vecchia pazza?» biascico versandomi altro vino.
«Sì»
Meno male – sospiro sollevata – temevo mi stesse dando della giovanile. E siccome il nirvana alcolico in cui sono immersa mi fa sentire in pace con il mondo, trovo persino che abbia ragione: dopo essermi sentita perennemente in difetto, negli ultimi anni ho raggiunto una sorta di accettazione di me stessa che mi ha reso più forte e la mia vita più leggera.
Da ragazza ero letteralmente sopraffatta dalle mie tante mancanze e imperfezioni: potevo crucciarmi per mesi dei miei fianchi larghi convincendomi che a causa loro nulla mi sarebbe mai stato bene, che gli uomini sarebbe scappati alla loro vista e che la loro invadenza mi avrebbe impedito di trovare un lavoro all’altezza delle mie aspirazioni. Ero dovuta arrivare alla maturità per rovesciare i termini della questione e capire che meritavo attenzioni all’altezza non solo del mio perimetro, ma anche della ragnatela di rughe che nel frattempo s’era formata attorno agli occhi, testimonianza di così tante risate, paturnie e vicissitudini da rendere le donne della mia età persone che è consigliabile ternersi strette per gettare uno sguardo disincantato e un po’ folle sul mondo.
Ero insomma arrivata alla conclusione che se una giovane donna porta con sé il coraggio dell’incoscienza e l’entusiasmo delle prime volte, ci vuole una signora di mezza età – anzi, di tre quarti d’età – per rompere schemi consolidati, rovesciare le regole del gioco e costruire equilibri nuovi e inusitati.
Sara, tu che sai tutto, puoi spiegarmi perché?
La menopausa è genio e sregolatezza
La figura della signora pazza e irriverente tipo Zia Mame, la squinternata protagonista del romanzo omonimo di Patrick Dennis, è un vero e proprio topos letterario. Zia Mame è una donna stravagante e superficiale che l’avanzare dell’età non rende più saggia ma, al contrario, sempre più eccentrica. La letteratura e la cinematografia sono piene di queste figure femminili fuori dagli schemi, veri e propri archetipi che dimostrano come l’età porti con sé non solo esperienza e saggezza ma, anche, una grande dose di spregiudicatezza e nessun timore a usarla.
Mi vengono in mente le protagoniste di film come “L’erba di Grace” o “Paulette” , signore che non hanno remore nel fare scelte di vita bizzarre e nel commettere dei reati pur di superare momenti di difficoltà; o, ancora, film come “Calendar girls” dove si narra la storia – veramente accaduta – di un gruppo di signore âgées che decide di posare senza veli per raccogliere in fretta del denaro.
Sia nella letteratura che nel cinema la comicità nasce dal contrasto tra l’età delle protagoniste e l’eccentricità dei loro comportamenti, come se si trattasse di una anomalia di cui sorridere.
Io, al contrario, credo che questa sregolatezza sia fisiologica e intrinseca all’idea stessa di menopausa, intesa come assenza di regole. Ti avviso, da questo momento in poi sarò pedante.
Prosegui pure con le tue dissertazioni, Sara. Tanto sono ubriaca.
Calendario lunare, calendario mestruale e menopausa
In tutto il mondo le donne hanno dato nomi fantasiosi al ciclo mestruale, ma uno di questi è ricorrente: le regole. La giornalista francese Élise Thiébaut ha spiegato nel suo saggio, “Questo è il mio sangue”, che anticamente la periodicità del ciclo mestruale consentiva di calcolare il tempo della gravidanza e di identificare il padre del nascituro.
In epoche preistoriche tale regolarità consentiva anche di commisurare la scala degli eventi umani e permetteva di pianificare le attività di caccia, di concia, di raccolta, insomma: l’intera organizzazione del villaggio. Tra tutti i primati, il ciclo mestruale femminile è quello che più si avvicina al ciclo lunare e considerata la centralità che il nostro satellite rivestiva nella vita delle popolazioni preistoriche – dimostrata dalle incisioni dei cicli lunari su zanne e ossa di animali e sui corpi di pietra delle Veneri preistoriche – si può affermare che il legame tra ciclo mestruale e astronomia fosse strettissimo e permette di capire l’importanza del primo all’interno delle comunità.
Se poi consideri che prima dell’avvento del calendario solare era il calendario lunare a stabilire i tempi della semina e del raccolto, e che le culture antiche riconoscevano una correlazione tra ciclo lunare e ciclo mestruale, entrambi espressione di fecondità e rinascita, puoi avere un’idea di quanto la regolarità e la ciclicità delle mestruazioni fosse una faccenda di pubblico interesse. La corrispondenza tra il ciclo mestruale e le fasi lunari era poi rafforzata dalla presunta capacità delle donne di sincronizzare il proprio ciclo attraverso la cosiddetta “sorellanza ovarica”, fenomeno che una parte della comunità scientifica ha dimostrato essere una bufala, ma vallo a spiegare alle mie colleghe.
A ogni modo, tutto questo dimostra perché il termine usato per indicare le mestruazioni sia legato in diverse lingue al concetto di regola, ordine, misura e legge. In latino venivano chiamate regula e ancora oggi in tedesco si chiamano regel, in francesce règle, in spagnolo reglas.
Ne deriva che una donna che smette di avere il ciclo non può essere altro che sregolata. Ecco quindi da dove nasce il proliferare di donne anzianotte e mattissime come Zia Mame, originali come Iris Apfel, bellissime come Benedetta Barzini, volitive come Jane Fonda, immarcescibili come la Regina Elisabetta, iconiche come Lyn Slater, irriverenti come Poupette, la nonnina de “Il tempo delle mele” che iniziava la malmostosa Vic alle strategie della vita di coppia, e imprevedibili come la mia vicina di casa che ha mandato tutti al diavolo per vivere in una casa affacciata sull’oceano.
Quella imprevedibile, imponderabile, imbarazzante assenza di inibizioni
Che bello ascoltare un’amica che ti spiega quello che hai sempre saputo senza riuscire a metterlo a fuoco.
Sai Sara – le dico – le donne avanti negli anni mi hanno sempre fatto un po’ paura. È come se l’età avesse insegnato loro a non avere più remore né inibizioni, a fregarsene delle convenzioni sociali, rendendole bizzarre e imprevedibili. Ho sempre scambiato questa capacità di diventare esattamente quello che volevano essere per una forma di egoismo, ma ora che appartengo alla categoria ho imparato che non è così: a mano a mano che invecchi è la vita stessa che ti porta a fare a meno delle sovrastrutture che ti sei data, mentre l’età regala quella libertà di pensiero e di azione che non sei stata capace di prenderti quando eri più giovane.
Insomma, se non hai imparato a vivere la vita che desideri, la menopausa, con la sua assenza di regole, ti aiuterà a farlo. Alla fine, è quello che scrive la stessa Élise Tiébaut nel suo saggio: “Ho spesso pensato che alla menopausa non convenisse piombarmi addosso, ché mi avrebbe messo di malumore più di quanto già non fossi, ma in realtà è successo proprio il contrario: con la fine delle mestruazioni mi sono sentita liberata da tutto ciò che queste comportavano in termini di costrizione e di limitazione mentale. (…) Nella relativa tranquillità che porta la menopausa – a parte le vampate, la secchezza vaginale e l’osteroporosi – ho trovato la strada verso me stessa”
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379