Considerato (anche dalla legge) un dovere coniugale fino almeno alla metà del secolo scorso, oggi le donne si sono riappropriate della loro sessualità, come un momento da vivere appieno nei modi e nei tempi più graditi. Dopo la menopausa? Si può ma c’è un però.

Se fossimo solo a 60 anni fa, probabilmente questo articolo – magari stampato su un giornale – avrebbe sicuramente fatto scuotere teste e scansato occhiali sul naso, generato reazioni di disappunto e di censura. Parlare della sessualità al femminile è stato un tabù per troppo tempo. Questo grande non-detto, come ogni atteggiamento censorio, anziché tutelare, ha generato malintesi, fraintendimenti e – ancor peggio – distorsioni nei confronti di un’attività assolutamente umana, anzi – di più – naturale: la sessualità.

Per non parlare, poi, della sessualità dopo “una cert’età”: “roba da giovani, noi… non più”. Ma “noi” chi? Noi con i capelli bianchi che abbiamo perso metà del nostro corpo, vivendo un limbo angelico e asessuato? Prima donna corpo e spirito, poi sempre più solo spirito. Davvero?

Eppure… eppure nel segreto delle loro stanze, tante coppie innamorate e appassionate, nei secoli dei secoli, hanno continuato a vivere la loro vita intima silenziosamente e felicemente, persino ben oltre la “cert’età”, continuando a misurare le notti con i baci e le carezze, a ricordare le giornate per i sorrisi e i cenni d’intesa, a guardare ai figli come frutto d’amore vero. E mi piace pensare che per tanti sia stato così.

La menopausa della donna: questa sconosciuta

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Non c’è molto spazio per il corpo della donna nella storia. È stato sempre un grande mistero che neppure i mariti più intriganti avrebbero voluto risolvere. Cosa succede durante il ciclo? Quand’è che questo momento termina? Cos’è esattamente la menopausa?

Non se ne parlava con tanta scioltezza. Figuriamoci. L’hai mai chiesto a tua madre? Io no. Perciò direi che non se ne parlava proprio.

In occidente la riflessione sulla sessualità, sul corpo e sul piacere femminili è stata sempre tenuta a margine. Forse solo nei bordelli, professioniste della materia, disinibite e discinte, ma non certo donne considerate “per bene”, si permettevano battute e discorsi che riguardavano “quella cosa là”.

E non stupisce che neppure le donne conoscessero bene il proprio corpo: prima del matrimonio c’era qualcuna che spiegava alla sposina cosa sarebbe accaduto – meglio – cosa sarebbe dovuto accadere la prima notte di nozze: un dovere coniugale. Qualcosa da fare. Un dente da togliere. La parola “piacere” non era considerata né associata in alcun modo a questo momento.intimità e menopausa

Diciamo questo perché i pregiudizi sulla menopausa e sulla vita delle donne in menopausa (anche sulla vita intima) sono legati perlopiù alla considerazione della donna come “procreatrice”. Tant’è vero che fino all’inizio del 1800, la parola menopausa non esisteva, neppure negli studi scientifici. Nel 1821 il medico francese Charles Pierre Louis de Gardenne utilizzò per la prima volta la parola “ménopause” e la inserì nel titolo del libro: “De la ménopause ou de l’âge critique des femmes”.

Fino a questo momento le donne in menopausa o post-menopausa erano considerate asessuate, bisbetiche, pericolose, isteriche, inutili, velenose (sic!) e in grado di trasmettere malattie agli altri, persino ai nipoti che anche in quell’epoca erano chiamate a guardare. Liberarsi di queste credenze è stato tanto più complesso quanto più è stato difficile studiare: un argomento considerato a lungo qualcosa di cui non stava assolutamente bene discutere né scrivere.

E se stai pensando che tutto ciò sia un po’ esagerato e fornisca un quadro iperbolico della situazione citerò ancora questo episodio: nel 1948 nell’evoluta Inghilterra, la BBC trasmette un programma dedicato alla salute delle donne. Al microfono l’ostetrica Josephine Barnes che parla alla popolazione, scientificamente, di ciò che alle donne accadeva alla fine della vita fertile.

Il disappunto e lo scandalo per quella trasmissione fu enorme: “Una serie di discorsi sulla salute delle donne anziane, parlava di perdite di sangue, di ovaie, di cambiamenti ormonali durante la menopausa e dei tumori uterini”. Il capo servizio di Women’s Hour ha farfugliato: “Certi discorsi rappresentano un abbassamento degli standard di trasmissione ed è estremamente imbarazzante sentire parlare di vampate di calore, malattie dell’ovaio e la possibilità di rimozione dell’utero alle due di pomeriggio!”

Il piacere: cultura, cura e attenzione

Il piacere è cultura. È la conoscenza del corpo, la confidenza, la capacità empatica con l’altro, la voglia di sperimentare, di esplorare, di tentare, di comprendere, il proprio corpo che ha portato a considerare il piacere (anche quello sessuale) come oggetto di scienza.

Cos’è che provoca piacere? Le donne l’hanno scoperto molto tardi e ancora oggi la maggior parte di noi è ancora alla ricerca del proprio. Nella vita fertile, sì. E in menopausa?

La domanda che me la sento rimbombare ancora nelle orecchie: “Perché, in menopausa si può ancora…?”

Si può, qualcuno sostiene che sia persino meglio di prima, non c’è limitazione del piacere, non c’è impedimento, non c’è neppure il rischio di una gravidanza indesiderata. Ma c’è un però.

Occorre prendersi cura di se stesse, ascoltarsi e fare attenzione anche ai segnali più silenziosi e lievi che il nostro corpo ci manda. Pruriti e bruciori non sono da trascurare, non sono da nascondere e non c’è niente da vergognarsi ché se no, si rischia di finire in un nuovo periodo di buio e silenzio, di ritrosia e scandalo nel quale ogni rifiuto viene inteso come un segno di disamoramento.

Però (eccolo, il però!) anche se l’amore e la voglia ci sono, c’è la dispareunia (il dolore ai rapporti), i bruciori che tanto dolgono e che impediscono, nei casi più gravi, anche di star sedute. Questi disagi vanno comunicati al proprio ginecologo al più presto perché possono essere risolti.

Oggi molto più efficacemente di ieri.

Ma la strada da fare è ancora tanta e lunga: a marzo del 2015 (hai letto bene) Hannah Short, medico di base, ha lanciato la campagna #ChangeTheChange per denunciare la confusione e la povertà di informazioni disponibili sulla menopausa non solo per le donne che la vivono.

Ci sono ancora pochi medici specializzati e formati adeguatamente sulle tematiche della menopausa, su manifestazioni e sintomi che possono essere curati efficacemente, dice Hannah Short, e ci sono ancora pochissime donne che fanno il passo giusto di fronte a questi problemi: parlarne subito con un ginecologo.

(*) Referenze

  • Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
  • Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
  • Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379

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