Sposarsi dopo i 50 anni può essere bello tanto quanto a 30, anzi per certi versi può essere anche più emozionante. Vediamo perché i cosiddetti “matrimoni tardivi” sono così in voga.

Oramai non c’è più alcun obbligo, non ci sono genitori retrò che spingono perché tu ti “accasi”, non ci sono gravidanze inaspettate alle quali riparare, non ci sono più convenzioni sociali alle quali rendere onore con un contratto matrimoniale siglato al cospetto di un pubblico ufficiale oppure dinnanzi a un altare.

Chi decide di convolare a nozze dopo i 50 anni, secondo l’Istat oltre il 10% degli sposi, solitamente lo fa solo per ferma volontà, per celebrare l’amore e un’unione salda e sincera, per far sapere a parenti, amici e persone vicine quanto si possa ancora dare e ricevere e quanto la vita di coppia possa significare crescita, complicità e gioia… nonostante l’età.

Non si tratta necessariamente di seconde nozze, per alcuni è la prima volta: “A qualunque età, sposarsi equivale a un rito di passaggio forte, perché significa stabilire un punto fermo – spiega Maria Rosaria Nappa, psicoterapeuta, in una intervista rilasciata al settimanale Donnamoderna – Quando questo desiderio arriva dopo anni di vita insieme, può rispondere al bisogno di “ricordarsi” reciprocamente ancora una volta che ci si ama. Può essere il risultato che segue a un periodo di crisi, a un cambiamento che ha coinvolto uno dei due, dovuto per esempio a motivi di salute – continua l’esperta – E questo meccanismo può portare una coppia matura a ribadire la propria unione, la stabilità e la saldezza che rappresenta per noi”.

Ma come si arriva a decidere di sposarsi dopo i 50 anni?

Per i figli, per tutela o solo per la voglia di fare una festa, ecco i motivi più frequenti che portano al “Sì” dopo i 50 anni.

Quando in una coppia convivente arrivano i figli si definisce un’idea di famiglia sicuramente più salda e “convenzionale”. Poco donne in menopausaimporta se il matrimonio è stato celebrato oppure no, sicuramente l’unione è più che consacrata dalla presenza del più meraviglioso prodotto dell’amore tra due persone: una nuova vita.

Non è raro che accada, tuttavia, che la coppia decida di scambiarsi comunque l’anello nuziale e proprio su richiesta dei figli, per i quali – specie in ambito familiare – convenzione è sempre sinonimo di sicurezza.

La scelta di sposarsi può avvenire anche quando i figli sono già grandi e magari stanno per iniziare una loro vita, fuori da casa dei genitori; sotto questo aspetto l’idea di avere una famiglia “tradizionale” alle spalle potrebbe costituire un fattore che consegna maggiore sicurezza e fiducia proprio nel momento del “grande passo” verso l’autonomia.

Ci sono altri casi in cui il matrimonio dopo i 50 anni arriva per avere una maggiore tutela, dal punto di vista legale e sanitario. In Italia, anche dopo il recentissimo riconoscimento tra le leggi dello Stato delle unioni civili, infatti, non c’è ancora una piena consapevolezza né sufficiente materia legislativa sull’efficacia di questo istituto. La via più “normale” resta sempre il matrimonio che in caso di malattia o improvvisa mancanza di uno dei due partner garantisce la possibilità di assistenza e di sostegno reciproco oltre che l’accesso all’eredità.

Tanti altri scelgono poi di celebrare le nozze per il piacere di fare una festa che celebri tra amici, colleghi e parenti la propria unione e per essere protagonisti del proprio sogno d’amore.

Sono tanti quelli che scelgono apparentemente senza ragione evidente, dopo anni di convivenza oppure all’arrivo di un nuovo amore sbocciato dopo un primo matrimonio finito, di convolare a nozze più o meno all’improvviso.

La cosa non deve stupire perché un matrimonio – in qualunque momento esso arrivi – ha ancora una enorme valenza simbolica.

Sposarsi e promettersi amore eterno di fronte alle persone più care equivale ad assumersi una responsabilità e nel contempo significa non aver paura di dichiarare pubblicamente i propri sentimenti e il proprio coinvolgimento emotivo nei confronti dell’altra persona.

Il matrimonio è quindi sempre un momento intenso e denso, da vivere con il proprio partner a qualunque età e assecondando il momento ma soprattutto concedendosi senza timore né riserva tutti gli onori della festa, almeno per un giorno.

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Una sposa over 50 è sempre meravigliosa, ma attenzione al bon-ton

Un matrimonio è sempre meraviglioso e gli sposi, illuminati dai riflettori di un giorno speciale, sono avvolti da un’aura brillante e radiosa che li rende protagonisti in qualunque caso.

In particolare è la sposa a essere ammirata e lodata dagli ospiti perché sì, quello è il giorno nel quale sarà più bella e perfetta che mai.

L’abito, le scarpe, il bouquet, l’atmosfera e il luogo scelto per la festa, tutto racconta qualcosa della coppia e della sposa e può, anzi deve, essere scelto liberamente e secondo le proprie inclinazioni e le proprie volontà.

Quando si parla di un matrimonio celebrato in età matura, però, il bon-ton impone di osservare dei dettagli di stile. Ecco i principali.

#1 Evitare il bianco, il velo e l’eccessivo volume, specie se si tratta di seconde nozze

I colori sono infiniti e le possibilità di scegliere un abito, fosse anche un “vero” abito da sposa, anche. Se sei una sposa matura, gli esperti di stile di tutto il mondo consigliano di evitare il bianco, preferendo tonalità meno “candide”, soprattutto se si tratta di seconde nozze quando il bianco è addirittura fuori luogo.

La libertà, in senso cromatico, è totale e si può anche osare un colore atipico e differente oppure scegliere un tailleur invece del tipico abito lungo e voluminoso.

In proposito anche la pomposità dell’abito dovrebbe essere ridotta un po’ rispetto alle scelte che potrebbe fare una sposa 25/30enne. A cinquant’anni o più la scelta della mise dovrebbe essere accordata anche alla ponderazione e alla consapevolezza proprie dell’età.

#2 Una festa senza tempo evitando gli eccessi

Quando gli sposi sono più che adulti, una festa può essere anche molto più particolare, curata ed elegante rispetto all’atmosfera immaginata da due giovani che raramente escono dai canoni imposti dalla moda o dal momento “matrimonio”.

Approfitta della possibilità di scegliere e creare l’ambiente che ritieni più vicino al tuo stile, a partire dalla location che può anche essere diversa dal solito, senza badare troppo alle economie.

#3 In Comune o in chiesa, meglio arrivare insieme

Se si tratta di secondo matrimonio arrivare insieme sul luogo della cerimonia è una scelta più che opportuna, anche per evitare un rituale già percorso nella precedente esperienza e che dunque potrebbe risultare di cattivo gusto replicare. Se invece gli sposi sono al loro primo “Sì” si può optare anche per il classico arrivo della sposa accompagnata da un parente o da un amico stretto.

#4 Sì al coinvolgimento attivo dei figli nella cerimonia

Quando ci sono figli la loro partecipazione alla cerimonia come parte attiva potrebbe essere molto commovente, specie se sono d’accordo e se l’idea è condivisa. Il ruolo può essere scelto liberamente e deciso in accordo con gli sposi ma se non dovesse piacer loro l’idea non sarà un dramma: è certo è che saranno comunque ben felici di partecipare alle nozze dei loro genitori e vederli felici come non mai.

#5 Sposarsi dopo i 50 anni è sempre una scelta romantica. Che la festa abbia inizio!

A cinquant’anni non ci si deve sposare, ci si vuole sposare. Questa è la differenza sostanziale che porta ogni festeggiamento ad essere ancora più carico di bellezza, di passione, di sorrisi e di lacrime di gioia. Che male c’è a dichiararlo? I matrimoni tardivi possono essere ancora più belli, sentiti e attesi di quelli celebrati in età “standard”.

Dunque che la festa abbia inizio, con tutti gli annessi e connessi, compresa la musica, i fiori, gli antipasti a buffet e le foto di rito, senza dimenticare la “prima notte di nozze” che può essere appassionata e romantica al pari di quella di una giovane coppia, in barba persino alla menopausa!

 

(*) Referenze

  • Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
  • Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
  • Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379

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