A qualunque età, essere single non è necessariamente un problema. Certo che in età più avanzata la solitudine può fare un po’ paura, ma ci sono anche molti aspetti positivi. Sono tante le donne che vivono bene questa situazione, e tornare single le fa letteralmente ringiovanire nello spirito e nell’aspetto. Molte scoprono che possono ancora essere seducenti e che hanno tutte le carte in regola per mettersi in gioco e cercare di costruire nuovi rapporti di coppia.
Può capitare a tutte le età di lasciare il proprio partner o di essere lasciati. È sempre un momento di transizione, di cambio di rotta, in cui necessariamente si perde qualcosa, di tangibile o intangibile e si guadagna qualcos’altro.
Si ritrova la propria solitudine con la quale confrontarsi, quella che spaventa terribilmente qualcuna e che piace, invece, a qualcun’altra. Si ritrova la propria indipendenza, spesso anche la propria femminilità, proprio perché – fuori dall’abitudine del nido domestico – si torna ad avere la necessità di piacere agli altri, di mostrarsi in forma, di “rimettersi in gioco”.
Detta così, sembra quasi che la singletudine, termine sdoganato anche dai dizionari e che definisce l’essere single, sia una condizione non troppo drammatica.
In realtà, quando ciò è frutto di una scelta non dipendente dalla nostra volontà, i momenti di sconforto, di tristezza, il senso di vuoto e la tendenza a lasciarsi un po’ andare sono comuni, ma il lavoro che gli psicologi invitano a fare in questi casi è quello di ricostruire una idea che mostri la condizione di single come una nuova opportunità specie dal momento in cui il “vecchio” rapporto è ormai finito.
“Alea iacta est” e rimestare o rimuginare su una condizione acclarata non porta alcun beneficio, ma fa solo star male. Serve? No. Non serve a nulla. Anzi: uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana The Journal of Personality and Social Psychology afferma che la paura della “singletudine” può portare a mantenere delle relazioni inappaganti o iniziare storie con partner poco desiderabili.
La forza di rialzarsi viene dalla serenità con la quale si guarda alla vita futura
Se a 30 anni il fatto di restare sole fa disperare, aumenta la tendenza alla depressione, alla compensazione morbosa, al senso di disfatta e di inadeguatezza e la spasmodica ricerca di “fare una famiglia” fa vivere l’essere single con angoscia; se a 40 anni la situazione potrebbe essere peggiorata dalla presenza di figli piccoli o adolescenti che rendono il momento della separazione ancor più doloroso facendo lievitare la presenza di risvolti spiacevoli, a 50 anni sembra che ogni cosa sia più semplice.
Lo dice bene in una dichiarazione nientemeno che il premio Nobel per l’Economia, Joseph Stiglitz: “Credo effettivamente che quando siamo giovani, pienamente attivi, entriamo in un rapporto ansioso con ciò che vogliamo diventare. Facciamo scelte azzardate per insicurezza. Quando raggiungiamo la metà della nostra vita professionale, familiare, patrimoniale sappiamo più o meno dove andiamo. E anche se ci capita di cadere riusciamo a rialzarci e ripartire”.
Gli obiettivi sono sotto controllo, solitamente la situazione economica e sociale è stabile, il futuro non è più una fonte d’ansia.
Essere single a 50 anni, per scelta o dopo un matrimonio lungo o breve, a volte equivale a rinascere a nuova vita, come se si avesse una seconda chance, anche per essere felici.
Dopo i 50 anni aumenta la tendenza al buonumore. Lo dice la scienza
“N’empêche que les choses, à partir de maintenant, vont commencer à s’arranger. Le fait est démontré: passé le cap critique de la cinquantaine, vous allez être de plus en plus heureux. Mais oui, chaque année un peu plus que l’année précédente, au point de vous trouver bientôt, on vous le garantit, beaucoup plus heureux qu’à 30 ans. Et ce ne sont pas des psys qui l’affirment. Mais des économistes, avec courbes et équations pour preuves de ce qu’ils avancent.”
Un illuminante articolo pubblicato qualche anno fa sulla rivista francese “Le Point” fa un punto su alcuni studi che evidenziano come esista un rapporto vantaggioso tra l’età che avanza e la capacità di essere felici. Le cose iniziano pian, piano a migliorare – si legge nel brano dell’articolo citato sopra – e voltato l’angolo dei 50 si tende ad essere sempre più felici. Ogni anno un po’ più dell’anno precedente, al punto di ritrovarsi presto molto più sereni che a 30 anni. Stavolta non sono gli psicologi che l’affermano, ma gli economisti a suon di curve ed equazioni a dimostrazione della loro tesi.
Secondo questa teoria si è più felici perché innanzitutto si acquisisce saggezza, quella che permette a ciascuna di essere felice di quella che è diventata, dopo almeno 20 anni di grandi progetti e corse forsennate per guadagnare la posizione sociale desiderata, per far crescere la famiglia o per crearne una. Non si tratta di una rinuncia a nuovi obiettivi, specifica l’articolo, ma di una lucidità molto liberatoria che rende possibile il godimento di una posizione raggiunta.
Un altro tassello fondamentale per la ritrovata serenità dopo i 50, sempre secondo l’articolo di Le Point, è da attribuire un posto speciale all’amore e alla sessualità, che non solo sono ancora importanti, ma addirittura sembrano trovare una nuova spinta. “Molte persone ricominciano la loro vita e trovano un nuovo partner tra i 55 e i 60 anni”, dichiara lo psicologo e terapeuta di coppia Robert Neuburger parlando dei suoi pazienti.
Un’affermazione alla quale fa eco la ginecologa Danièle Flaumernbaum, nel suo volume “Femme désirée, femme désirante”, che aggiunge in proposito: “All’inizio della mia carriera (nella seconda metà degli anni ‘70, ndr) ho visto donne di 50 anni arrivare alla menopausa e crollare letteralmente: la cosa era vissuta come un disastro personale, come un evento che rendeva inutili.
Le cinquantenni di oggi hanno invece tutta un’altra vita: lavorano e hanno trovato un equilibrio personale che fa vivere molto meglio la fine del periodo fertile. I figli sono cresciuti e iniziano a lasciare casa. Vedersi liberate dal ruolo di “mamma-prima-di-tutto” è anche un sollievo. Ci sono molte delle mie pazienti che confessano di vivere una sessualità più appagante. Molte riferiscono di iniziare a sentirsi adesso, veramente, donne.
La menopausa non è più un peso: sentirsi pienamente donna dopo i 50
Restare single dopo i 50 anni dunque, stando a quanto detto sopra, significa avere ancora davanti a sé tutte le possibilità e persino una marcia in più, data dalla stabilità, dalla saggezza e dalla capacità di focalizzare gli obiettivi. Non c’è motivo di pensare che sia ormai troppo tardi per cercare persino un nuovo partner, se ne hai voglia, oppure semplicemente per stare bene, anche da sole.
Passata la bufera della separazione o del divorzio si ristabilisce la quiete, la tranquillità si riappropria delle tue giornate. Non c’è niente che non vada in te, né nel fatto che sei single. Non bisogna per forza cercare un compagno, non bisogna per forza giustificare il fatto di vivere per conto proprio.
La vita sociale si arricchisce e solitamente si fanno nuove amicizie, si entra in nuovi contesti. Gli interessi personali tornano al centro della vita quotidiana e si pensa molto di più a se stesse, al proprio benessere fisico, al proprio aspetto, all’essere donna, come ha specificato Danièle Flaumernbaum.
La menopausa non è più un peso e questo anche grazie a un fattore culturale, che ha evidenziato come il climaterio segni la fine dell’età fertile ma non il termine di una vita intima attiva né di una vita sentimentale.
In questo contesto è perciò importante continuare a tenere sotto controllo la tua salute, parlando degli eventuali disagi legati alla menopausa con il ginecologo o con il medico di famiglia.
In questo modo potrai continuare a godere appieno di tutti gli stimoli che la vita ti mette a disposizione, anche di quelli legati all’amore e all’intimità con un nuovo partner, se lo vorrai.
(*) Referenze
- Nappi RE, Climacteric 2015; 18: 233-240
- Nappi RE and Kokot-Kierepa M. Climacteric 2012; 15:36-44
- Nappi RE, et al. Maturitas 2013; 75:373-379